Il professor Andrea Baschirotto, noto esperto di microelettronica e docente presso il Dipartimento di Fisica “Giuseppe Occhialini” della Bicocca, è stato condannato dalla Corte dei Conti a risarcire 619.060 euro. Questa somma rappresenta i guadagni che avrebbe ottenuto da attività di consulenza incompatibili con il suo ruolo accademico.
L’inchiesta ha avuto inizio da un’indagine sui reati fiscali commessi da Baschirotto. Durante gli anni fiscali 2017 e 2018, il professore avrebbe dichiarato un reddito inferiore a quello effettivo, utilizzando società panamensi per documentare operazioni estere e ricevere pagamenti in contanti, al netto delle commissioni per l’intermediazione illecita.
Le indagini hanno rivelato che Baschirotto ha ricevuto compensi per consulenze svolte per istituti e società estere, fatturati però attraverso società situate a Singapore, Albania, Svizzera e Panama. Le consulenze riguardavano la collaborazione con il Max Plank Institute per lo sviluppo di soluzioni circuitali per l’esperimento scientifico Atlas al Cern di Ginevra, lo studio di dispositivi per i computer quantici per il Politecnico federale di Losanna e un progetto scientifico con l’Università di Pavia per la società Synaptic, finalizzato allo sviluppo di un dispositivo forse adottato da Alexa. In totale, Baschirotto ha ricevuto 508.260 euro per queste attività.
Inoltre, il professore ha percepito 140.460 euro per altre attività di collaborazione scientifica coperte da accordi di riservatezza, 34.800 euro per attività seminariale per Pomera e STMicroelectronics e 124.000 euro dalla vendita di 4.882 slide. Il conto finale ammonta a 619.060 euro.
Baschirotto si è difeso affermando che i compensi per le attività scientifiche erano congrui rispetto al panorama mondiale e che l’università milanese ha beneficiato dei contratti ottenuti grazie alla sua attività.
Dopo l’indagine finanziaria, il docente ha regolarizzato la sua posizione per gli anni 2017-2020, presentando dichiarazioni integrative e pagando le tasse dovute. Tuttavia, questo non ha chiuso il processo davanti alla Corte dei Conti, che ha ritenuto che le attività extra universitarie di Baschirotto fossero abituali, sistematiche e redditizie. I giudici hanno tenuto conto delle informazioni emerse nel processo penale, inclusi i pagamenti in contanti ricevuti attraverso società estere e gli incontri con un intermediario che ha consegnato somme di denaro in piena emergenza Covid.
La sentenza della Corte dei Conti rappresenta un duro colpo per Baschirotto e pone l’attenzione sulle responsabilità dei docenti universitari nel dichiarare correttamente i loro redditi e svolgere attività compatibili con il loro ruolo accademico. Si spera che questa vicenda serva da monito per tutti coloro che cercano di eludere il fisco e svolgere attività illecite.