La vicenda della Porsche Cayenne intestata a Maria Horvat, una donna di 76 anni senza patente e con reddito di cittadinanza, è sicuramente la parte più comica di tutta la questione. Tuttavia, il caso del falso autosalone di Sorisole, con truffe, sparatorie, speronamenti, liti e il coinvolgimento di una famiglia con un cognome noto (gli Horvat), non fa affatto ridere ed è arrivato a un processo con 22 imputati, circa settanta accuse e una cinquantina di parti offese.
La Porsche, secondo l’accusa del pm Emanuele Marchisio, è stata intestata fittiziamente alla nonna, al fine di evitare misure di prevenzione patrimoniale. Tuttavia, anche la nonna è tra i cinque imputati che hanno scelto il rito abbreviato. Gli altri andranno a processo il 15 febbraio 2024.
Le accuse di truffa per le auto acquistate presso il salone “Guido l’auto” di Sorisole, aperto e chiuso nel giro di tre giorni, dal 7 al 9 dicembre 2019, ma mai consegnate, sono in parte cadute: gli Horvat hanno risarcito gli acquirenti con una somma di quasi 200mila euro e questi ultimi hanno ritirato la querela. Pertanto, il processo per il caso di Sorisole si limiterà all’ipotesi di associazione per delinquere, estorsioni e calunnia. Resta invece bloccato il filone emiliano del 2021, con un’altra accusa di associazione per delinquere e 23 ipotesi di truffa per un ammontare di 300mila euro, senza alcun risarcimento in questo caso.
Per quanto riguarda Sorisole, gli imputati di associazione per delinquere sono i fratelli Principe e Fardi Horvat, rispettivamente di 30 e 32 anni, il padre Desiderio, 53 anni, e altre otto persone. Nel filone emiliano (i fatti a Fiorano Modenese e Dozza, nei concessionari Emilia Motori e Seven Cars), gli imputati di associazione per delinquere sono Fardi e Principe Horvat, oltre ad altre sette persone.