All’ex viceministro alla Salute Pierpaolo Sileri è stata affidata la missione di testimoniare davanti alla procura di Bergamo come persona informata sui fatti riguardanti l’inchiesta sul Covid.
Sileri, che non ha mai abbandonato il suo lavoro di medico malgrado il suo incarico di governo, ha riferito ai magistrati di aver notato fin dall’inizio un comportamento poco professionale da parte del Ministero della Salute. In particolare, nei giorni più caldi della pandemia all’inizio del 2020, alcuni elementi dello staff di Roberto Speranza gli avrebbero detto che non era autorizzato a condividere informazioni con lui e con il suo capo ufficio, dottor Francesco Friolo.
Sileri ha inoltre riferito ai magistrati di aver ricevuto alcune lettere anonime, minacce e perfino di aver trovato una persona estranea al suo staff a frugare tra i cassetti del suo ufficio.
Secondo l’ex viceministro, il 6 marzo, Goffredo Zaccardi, capo di Gabinetto di Speranza, avrebbe minacciato lui e Friolo con dei documenti che aveva nel cassetto. In seguito, Sileri ha scoperto che si trattava di presunte accuse di mobbing di una collaboratrice.
Sileri ha anche denunciato alla procura di Roma l’intrusione illegittima di un collaboratore del ministero che, il 7 giugno 2020, si era introdotto nel suo ufficio.
Oltre a ciò, Sileri ha fatto riferimento a delle conversazioni avute con Zaccardi, in cui l’ex viceministro si lamentava di non essere stato convocato a una riunione.
Da qui, la rabbia di Sileri, sottoposto alla pressione dei media senza avere informazioni da parte dell’ufficio del ministro. Eppure, Sileri aveva portato avanti il suo impegno nella pandemia, andando persino a Wuhan per capire cosa stesse succedendo.
Le rivelazioni di Sileri dimostrano come all’interno del Ministero della Salute, nei giorni della pandemia, mancasse una programmazione e una collaborazione, che avrebbero dovuto essere più evidenti, vista la gravità della situazione.