Aumentano i casi di Peste Suina Africana nel Pavese. Dopo le segnalazioni a Zinasco e Dorno, dove il virus ha colpito un allevamento di 1200 maiali, un altro caso è stato confermato in un piccolo allevamento di Zinasco con soli 4 maiali. L’Unione Europea ha ampliato il numero di Comuni soggetti a restrizioni, che ora sono 172. Gli allevamenti e i rifugi sono tra le strutture soggette a provvedimenti.

La malattia è comparsa per la prima volta in Lombardia a Ferragosto, quando sono stati scoperti i primi casi a Bagnaria e Montebello della Battaglia. In poche settimane, la malattia si è diffusa in tutta la regione e in molte aziende, con un totale di 11.500 maiali abbattuti finora.

Le aziende agricole nella zona colpita sono arrabbiate e rassegnate. Molti allevamenti hanno subito perdite significative a causa degli abbattimenti necessari per contenere il virus. Nonostante i provvedimenti presi, le istituzioni continuano ad occuparsene.

Oltre alle aziende agricole, anche i rifugi per animali sono stati colpiti. Il virus è arrivato nel rifugio “Progetto Cuori Liberi” di Sainerio, a pochi chilometri da Zinasco. Nonostante la notifica di abbattimento dei 35 maiali presenti nella struttura, i responsabili e i volontari si oppongono.

Gli attivisti sottolineano che la Peste Suina Africana non è trasmissibile agli esseri umani e che sarebbero possibili misure alternative non cruente per affrontare la situazione.

Anche gli animalisti hanno reagito duramente. L’organizzazione no profit “Essere Animali” ha denunciato l’abbattimento dei maiali in un allevamento del Pavese colpito dalla malattia. Hanno condiviso un video sui social con immagini girate nell’azienda, denunciando problemi di biosicurezza e metodi di abbattimento crudeli.

Per contrastare l’emergenza, il Gruppo Carabinieri Forestale di Pavia ha annunciato nuovi provvedimenti. Undici pattuglie di forze dell’ordine operano giorno e notte nelle aree interessate dai focolai di Peste Suina Africana. Ricevono il supporto di altre dieci unità provenienti dalle province di Cremona, Milano e Varese.

Tutte le istituzioni coinvolte concordano sulla necessità di incrementare le misure di sicurezza per proteggere la popolazione e le attività agricole che potrebbero subire gravi conseguenze dalla diffusione della malattia.

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