La decisione presa dalla corte d’Assise di Busto Arsizio di accogliere la richiesta avanzata dal legale di Davide Fontana, l’uomo che ha ucciso, smembrato e occultato il cadavere di Carol Maltesi, ha suscitato molte reazioni. Nonostante ciò, è importante sottolineare che la giustizia riparativa non è un’alternativa all’ambito penale e non comporta uno sconto di pena. Si tratta invece di una forma di risoluzione del conflitto complementare al processo, basata sull’ascolto e sul riconoscimento dell’altro con l’aiuto di un mediatore imparziale.

Nel caso di Davide Fontana, le parti coinvolte si ritroveranno davanti al mediatore per stabilire quale percorso dovrà affrontare l’uomo. È importante notare che i familiari di Carol Maltesi hanno già dichiarato che non desiderano partecipare a questi incontri. L’avvocato dei familiari ha affermato che il padre di Carol è sconvolto e schifato da una giustizia che permette a un assassino reo confesso di accedere a un percorso simile.

L’avvocato di Davide Fontana, d’altro canto, ha dichiarato che questa decisione crea un precedente importante e potrebbe essere considerato un caso pilota. La norma che prevede l’inserimento di un reo nel percorso di giustizia riparativa è contenuta nella riforma Cartabia, ma al momento non è ancora prevedibile la tempistica né come si tradurrà concretamente nel caso di Fontana.

È fondamentale sottolineare che la giustizia riparativa non sostituisce l’iter penale né influisce sul piano civile. È piuttosto un modo per cercare una forma di risoluzione del conflitto che coinvolga il riconoscimento dell’altro e l’ascolto reciproco. Sarà interessante seguire lo sviluppo di questo caso e vedere come si concretizzerà il percorso di giustizia riparativa per Davide Fontana.

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