La Cascina Canazza, situata tra Cerro e Legnano, è un luogo dal nome misterioso e dalle origini incerte. Potrebbe derivare dai latrati di un allevamento di cani che un tempo poteva essere presente nella zona, dato che le cascine venivano utilizzate dai nobili come base per le battute di caccia. Questo significa che potevano ospitare animali legati all’attività venatoria. Un altro termine dialettale dispregiativo utilizzato per indicare la cascina è “Canascia”, ma il legnanese Giuseppe Pirovano, storico locale, ha cercato di nobilitarne le origini. In una nota del 1883 conservata negli archivi storici di San Magno, Pirovano afferma che la Cascina Canazza ricorda l’antichissimo Lago Ceredium descritto dallo Strabone nei primordi geologici dell’alta Lombardia. Purtroppo, non è stato in grado di confermare questa informazione.

Nel registro dello Stato Animorum di Legnano del 1569, la cascina non viene menzionata, ma nel censimento del 1594, la Cascina Canazza e quella del Mino sono le uniche ad essere elencate come contrade. Le due case presenti nella cascina sono riconosciute come le Case di S. Erasmo, abitate da 6 persone della famiglia Mayno, e la Casa della Sig.ra Isabella Babina Lampugnana, abitata da altre 6 persone della famiglia Calino. Quindi, un piccolo agglomerato di due cascine abitate da altrettanti nuclei familiari per un totale di dodici persone.

Nel 1620, nei documenti per l’infeudazione delle terre di Legnano, la Cascina Canazza viene indicata come una delle cinque principali cascine che “ha sotto di sé la detta Terra, ha un’altra contrada il Legnarello, e cinque Cascine”, come già detto nelle puntate precedenti: San Bernardino, Ponzella, Mazzafame, Del Mino e appunto Canazza.

Anche nel manoscritto “Storia delle chiese di Legnano” del Prevosto Agostino Pozzo, scritto nel 1650, la cascina viene citata: “Ha parimenti alcune cascine, cioè: Il Mino, S. Erasmo, la Canaza, cioè quella parte verso Legnano se bene vi è ordinatione che tutta sia sotto Legnano…”

Durante le visite pastorali del 1700, viene menzionata la presenza di un “Oratorio privato della Madonna Assunta” presso la Cascina Canazza, a cura di don Antonio Pogliaghi, Canonico della Regia Collegiata di Santa Maria della Passione di Milano.

Nel sommarione del Catasto Teresiano, redatto nel 1722 e aggiornato nel 1751, che accompagna le mappe del territorio di Legnano, si può vedere che la Cascina Canazza è composta da due caseggiati su circa tre pertiche di terreno.

Nel corso degli anni, la cascina si è ingrandita e dai documenti del 1779 risulta divisa tra i due borghi di Legnano e Cerro Maggiore, trovandosi sul confine tra i due. Sarà il Cardinale Federico Borromeo a definire la Cascina Canazza come un’unica entità posta sotto il territorio legnanese.

A causa della sua posizione di confine tra i due borghi, la cascina dipendeva sia dalla Parrocchia di Cerro che da quella di Legnano.

Nel 1799, il nobile don Antonio Pogliaghi, co-padrone della Cascina Canazza e Canonico della Regia Collegiata di Santa Maria della Passione di Milano, richiese l’autorizzazione per rendere l’oratorio privato aperto al pubblico. Questo perché c’era una certa distanza tra la Prepositura di San Magno a Legnano e la Parrocchia di Cerro. Dal documento si evince che nella cascina vivevano settanta abitanti. L’autorizzazione venne concessa il 19 maggio 1799.

L’oratorio dovrebbe essere la cappelletta Morganti, che attualmente si trova nella villa di via Canazza all’angolo con via Trivulzio.

Nel 1800, il territorio di Legnano era punteggiato da varie cascine, che servirono come riferimento per i cartografi nella mappatura della zona. Anche la Cascina Canazza venne riportata nelle mappe del 1818-1829, del Catasto Lombardo Veneto, del 1853 e del 1856, nonché nella mappa militare del 1883. In questo modo, la cascina ha acquisito il diritto di essere considerata un rione legnanese a tutti gli effetti.

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