L’ipotesi di istigazione al suicidio nel caso della scomparsa di Giorgio Medaglia, avvenuta a Lodi nel giugno del 2020, è stata definitivamente archiviata dal giudice Francesco Salerno. La Procura aveva aperto un’indagine dopo che il corpo del trentaquattrenne era stato trovato senza vita nel fiume Adda, cinque giorni dopo la sua scomparsa.

La famiglia di Medaglia aveva avanzato l’ipotesi che il giovane potesse essere stato indotto a bere alcolici da qualcuno quella sera, nonostante fosse notoriamente astemio per motivi di salute. L’autopsia aveva rivelato la presenza di alcol nel suo corpo, ma non era stata eseguita un’analisi del DNA sul casco ritrovato vicino al fiume, a un chilometro di distanza dal motorino abbandonato.

Nonostante le richieste della famiglia, il giudice ha respinto l’opposizione all’archiviazione, ritenendo che non ci fossero elementi sufficienti per sostenere l’ipotesi di istigazione al suicidio. Inizialmente, nell’aprile del 2022, il giudice aveva ordinato ulteriori indagini, ma alla luce dei nuovi elementi emersi durante l’inchiesta, ha deciso di archiviare definitivamente il caso.

La madre di Medaglia, Ombretta Meriggi, rimane convinta che il casco ritrovato non appartenesse a suo figlio e che potesse essere un elemento importante per comprendere cosa sia realmente accaduto quella sera. Tuttavia, le indagini non hanno fornito risposte a riguardo e il caso è stato chiuso.

La scomparsa di Giorgio Medaglia ha lasciato la famiglia con tante domande senza risposta e un senso di ingiustizia, ma l’archiviazione definitiva dell’ipotesi di istigazione al suicidio sembra mettere fine alle indagini. Resta solo la speranza che un giorno si possa fare piena luce sulla verità di quello che è accaduto a Lodi quella sera di giugno.

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