Perché? È la domanda che da ieri pomeriggio attraversa la mente degli abitanti di Cuasso al Monte e delle sue frazioni immerse nel verde, dove una duplice tragedia come quella dell’omicidio-suicidio che si è consumato nella villetta di Cavagnano sembra un evento impossibile anche solo da immaginare.
La morte improvvisa di Pierluigi Lachi e della moglie Pinuccia Anselmino è un perché che forse non troverà mai una risposta, ma come ha detto ieri il sindaco di Cuasso al Monte Loredana Bonora in un’intervista, trovare questo perché non è determinante e non cambia la situazione.
E la situazione, come ripetono tutti a Cuasso, è quella di una coppia di anziani riservati ma conosciuti e ben voluti da tutti, la cui vita si interrompe all’improvviso in modo tragico, portando una piccola comunità come quella di Cuasso al centro di una di quelle tragedie familiari che si vedono in TV e nelle pagine di cronaca dei giornali. Ad interpretare lo sgomento e il dolore di tutta la comunità è stata ieri sera ancora Loredana Bonora, che ha affidato ad un messaggio sulla pagina Facebook del Comune una riflessione che oggi, probabilmente, unisce tutto il paese della Valceresio.
«Oggi a Cuasso al Monte, ci ritroviamo sgomenti per quanto è accaduto. Qualcosa che troppo spesso sentiamo nei telegiornali, è successo qui e ci travolge. Questa volta non abbiamo dovuto utilizzare solo l’udito e la vista, come di solito facciamo per apprendere una notizia, ma scopriamo che è entrato in gioco il tatto che è riuscito a toccarci e a ferirci, perché questa volta non siamo stati protetti da uno schermo che ci ha divisi da un’immagine violenta. Ciascuno di noi si sta chiedendo “perché è successo?”, sperando che siano gli esiti delle indagini a darci una spiegazione, ma quando l’avremo non ci sentiremo rasserenati».
«Per ricevere una risposta consolatoria forse dovremmo cambiare la domanda da porci: “Qual è il seme da cui nasce una tragedia come questa?“, e poi fermarci, riflettere, ascoltarci. Ho trascorso il pomeriggio a cercare quel seme e credo di averlo trovato in ogni essere umano. È un seme infestante che si nutre di discordia e rabbia. È il seme che scatena quotidianamente i nostri conflitti, tutte le volte che perdiamo la pazienza, che parliamo male di qualcuno, che restiamo indifferenti. È il seme che, se ben coltivato, cresce rigoglioso e diventa violenza, distruzione, guerra.
Non si può sopprimere ma lo si può inaridire con uno sguardo d’amore per tutto ciò che ci circonda e accade».
Lui le spara e si toglie la vita. Dramma in una casa di Cuasso al Monte.