La Procura di Milano ha richiesto che Alessandro Impagnatiello, il trentenne accusato dell’omicidio pluriaggravato della sua compagna incinta di sette mesi, venga processato. Se la richiesta verrà accolta dalla gip Angela Minerva, il barman sarà portato direttamente davanti alla Corte di assise di Milano, dove rischia la pena dell’ergastolo. Durante i cinque mesi di indagini condotte dalla squadra omicidi dei carabinieri, sono state confermate le quattro aggravanti contestate fin dal momento del fermo da parte della pm Alessia Menegazzo e della procuratrice aggiunta Letizia Mannella. Queste aggravanti includono i futili motivi, il vincolo della convivenza, la crudeltà e la premeditazione. Le ultime due erano state cadute durante la fase di convalida, ma saranno nuovamente valutate dalla stessa giudice sulla base di nuovi elementi. Impagnatiello avvelenava la sua compagna incinta con un pesticida da almeno sei mesi. “Quanto veleno è necessario per uccidere una persona”, aveva cercato su internet il barman trentenne lo scorso dicembre. Pochi giorni dopo, aveva effettuato altre ricerche per capire perché il veleno non stesse facendo effetto. Alla fine, Impagnatiello ha utilizzato un coltello per ucciderla. Giulia, e di conseguenza il feto di sette mesi chiamato Thiago, sono morti dissanguati la sera del 27 maggio nell’appartamento di Senago. Sono state inflitte trentasette coltellate al viso, al collo e al torace della ragazza. Lei non è riuscita a difendersi, come dimostra l’assenza di lesioni alle mani e alle braccia. Gli esami hanno inoltre evidenziato la presenza del principio attivo del pesticida, la “bromadiolone”, sia nel sangue e nei capelli della madre, sia nei tessuti e nei capelli fetali, con un aumento nell’ultimo mese e mezzo. Questo quadro complessivo rafforza le aggravanti della “premeditazione” e della “crudeltà” contestate dalla pm Alessia Menegazzo. Impagnatiello è accusato di interruzione di gravidanza per aver causato l’aborto del nascituro Thiago con l’omicidio di Giulia. È inoltre accusato di vilipendio del cadavere, che dopo un tentativo di bruciarlo, era stato nascosto in un’intercapedine tra due garage non lontano dalla casa di via Novella.