La decisione della Corte di Assise di Monza di accogliere l’istanza di applicazione della giustizia riparativa nel caso di Lorenzo D’Errico, accusato di omicidio e soppressione di cadavere, ha destato molte discussioni. Nonostante la gravità del reato commesso, D’Errico potrà beneficiare di un notevole sconto di pena grazie a questo percorso di recupero.
Lorenzo D’Errico, 38 anni, è attualmente in carcere per aver ucciso suo padre Carmine, affetto da tumore, due anni fa nella loro abitazione a Cusano Milanino (Milano), e per aver successivamente bruciato il corpo in un’area dismessa a Cerro Maggiore (Milano). La sua difesa ha presentato l’istanza di applicazione della giustizia riparativa, che è stata accolta dalla Corte di Assise di Monza.
Secondo la riforma Cartabia, questa forma di giustizia prevede non solo un percorso di riabilitazione e recupero per l’accusato, ma anche la possibilità di riconciliazione con i familiari della vittima, attraverso l’intervento di un mediatore. Nonostante il parere contrario di due familiari della vittima, la Corte ha deciso di dare il via a questo percorso.
Il percorso di recupero verrà sostenuto in un centro specializzato di Milano e durerà sei mesi. Durante questo periodo, D’Errico avrà l’opportunità di seguire un percorso con uno psicologo, che ha già iniziato durante la sua permanenza in carcere a Pavia. La sua confessione, sia prima che durante il processo, è stata presa in considerazione e ha contribuito alla decisione della Corte.
L’avvocato Luigi Chirieleison, difensore di D’Errico insieme alla collega Romana Perin, si è mostrato soddisfatto della decisione della Corte. È evidente che questa forma di giustizia riparativa offre una possibilità di recupero e rieducazione per l’accusato, oltre a una riduzione significativa della pena.
La decisione della Corte di Assise di Monza ha sollevato diverse polemiche e dibattiti sulla giustezza di questa forma di giustizia riparativa. Da un lato, c’è chi sostiene che sia giusto offrire una seconda possibilità a chi ha commesso un reato, dando loro la possibilità di redimersi e reintegrarsi nella società. Dall’altro lato, ci sono coloro che ritengono che questa decisione possa essere ingiusta nei confronti delle vittime e dei loro familiari, che potrebbero non essere pronti a perdonare e riconciliarsi con l’accusato.
In ogni caso, il caso di Lorenzo D’Errico è un esempio concreto di come la giustizia riparativa possa essere applicata e di come possa influire sul destino di un imputato. Sarà interessante seguire lo sviluppo di questo percorso di recupero e vedere quali saranno le conseguenze per l’accusato e per i familiari della vittima.