Il monumento ai Lupi di Toscana, un tributo all’eroismo di un ufficiale medico durante la Seconda Guerra Mondiale, è ancora oggi un simbolo indelebile della storia italiana. Sono passati ottant’anni da quegli avvenimenti, ma la figura di Giacomo Pruneri rimane viva nella memoria di tutti.
Originario di Grosio, Pruneri si era trasferito a Monza nel 1923, dove prestava servizio presso l’ospedale Umberto I. Nel ’41 venne richiamato alle armi come sottotenente medico e assegnato alla divisione dei Lupi di Toscana. Quando l’armistizio dell’8 settembre 1943 fu proclamato, si trovava nel sud della Francia, nell’ospedale da campo allestito in un albergo requisito dalle autorità italiane.
Dopo l’armistizio, i suoi uomini si diressero verso l’Italia e Pruneri, riuscendo a evitare la cattura da parte dei tedeschi, camminò a piedi per ben 250 km fino a Chivasso. Una volta tornato a Monza, decise di non tornare a combattere e ottenne una licenza illimitata per motivi di salute. Tuttavia, nella primavera del 1944, fu costretto a presentarsi a Milano per farsi registrare e poi decise di attraversare la Valtellina per raggiungere la Svizzera.
Attraversando i valichi della Val Grosina, Pruneri riuscì a superare il confine e a mettersi in salvo a Poschiavo. Durante l’estate, si trasferì in un campo per rifugiati, dove prestò servizio come ufficiale medico. Nonostante le difficoltà, riuscì a rimanere in contatto con la sua famiglia attraverso i contrabbandieri e, alla fine della guerra, poté finalmente fare ritorno a casa.
La storia di Giacomo Pruneri è un esempio di coraggio e determinazione, un tributo a tutti coloro che hanno sacrificato la propria vita per la libertà del nostro paese. Il monumento ai Lupi di Toscana è un modo per ricordare e onorare questi eroi, affinché la loro storia non venga mai dimenticata.
(Fonte: Stefano Pruneri, da ‘Il Graffito)