VARESE – L’incertezza e la paura per una situazione senza precedenti. La necessità, data l’improvvisa emergenza sanitaria, di stare lontani dai familiari, dagli amici e dai compagni di scuola. Il termine “contagio” che irrompe nella quotidianità di tutti, stravolgendo le abitudini.

In un’aula del tribunale di Varese, nella giornata di oggi, giovedì 23 novembre, sono tornati alla luce i ricordi del disorientamento patito a causa del Covid e delle restrizioni dovute alla pandemia. Restrizioni che sono al centro di un processo per “inosservanza dei provvedimenti dell’Autorità”, reato contestato ad una donna che all’epoca dei fatti, risalenti al 2021, era il legale rappresentante della cooperativa che si occupava di gestire un istituto scolastico della provincia.

Violata l’ordinanza

L’articolo 650 del codice penale prevede l’arresto fino a tre mesi o un’ammenda di poco superiore ai 200 euro, ma per comprendere nel dettaglio la posizione della Procura di Varese rispetto al caso, occorre tornare al periodo – straordinario e drammatico – segnato dal Coronavirus. L’accusa contesta la violazione dell’ordinanza con cui il sindaco del paese in cui si sono svolti i fatti aveva disposto la sospensione delle lezioni in presenza, in tutte le scuole del Comune. Tra cui quella al centro della vicenda giudiziaria: una scuola che adotta metodi d’insegnamento alternativi.

Il piano per non chiudere

In quella fase della pandemia, come si è appreso dalle parole di alcuni testimoni, l’istituto aveva elaborato un piano per gestire gli spazi scolastici evitando contatti fisici e scongiurando possibili “casi Covid”, così da non costringere gli alunni a rinunciare alle attività di laboratorio con i compagni, nella convinzione che – ha spiegato davanti al giudice un testimone – la didattica a distanza avrebbe creato troppi danni agli studenti, specialmente sotto il profilo psicologico. Nel fare ciò, tuttavia, secondo la tesi del pubblico ministero, sarebbe stata violata l’ordinanza del sindaco, prima ancora che lo stesso potesse valutare una eventuale deroga al provvedimento preso. Proprio per questo motivo la polizia locale si presentò a scuola per disporre la chiusura. E in quel momento, all’interno dell’istituto, fu accertata la presenza di ottanta alunni e dieci studenti.

La prossima udienza

Per il ritorno in aula bisognerà attendere il mese di aprile del 2024. Il processo è ancora nella fase del dibattimento. Altri testimoni devono essere ascoltati in udienza, dove risponderanno alle domande delle parti. E anche l’imputata avrà la possibilità di fornire la propria versione.

Scuola Covid processo – MALPENSA24

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