Sequestro di beni per traffico di droga: cittadino italo-svizzero coinvolto

La Divisione Anticrimine della Polizia di Stato di Varese ha eseguito un provvedimento di sequestro emesso dalla sezione autonoma misure di prevenzione del tribunale di Milano nei confronti di un cittadino italo-svizzero. Questo individuo, residente a Lugano, è stato ritenuto responsabile di attività di produzione e spaccio di sostanza stupefacente. L’uomo è stato arrestato insieme al padre nell’ottobre 2022.

Non è la prima volta che l’uomo è coinvolto in reati simili, avendo già riportato condanne definitive in Italia e in Svizzera per produzione e spaccio di droga. Nonostante dichiarasse di essere privo di beni e utilità, sostenendo di aver sperperato tutto il suo patrimonio nel tempo, era evidente che il suo tenore di vita e quello dei suoi genitori, agricoltori in pensione residenti a Cassano Valcuvia, fosse molto alto. L’analisi dei flussi finanziari ha rivelato che ingenti somme di denaro contante confluivano sui loro conti da decenni, al di sotto della soglia minima prevista dalla normativa vigente. I coniugi erano molto abili nel gestire i depositi di contanti, versandoli regolarmente su tutti i conti e libretti nominativi per emettere assegni destinati all’acquisto di immobili.

Tuttavia, questi proventi illeciti derivavano in realtà dall’attività criminale del figlio, il principale responsabile. Al momento, l’intero patrimonio è stato stimato approssimativamente intorno ai due milioni di euro, in attesa di una quantificazione da parte dell’amministratore giudiziario. Tra i beni sottoposti a sequestro ci sono 5 unità immobiliari, 8 terreni, 3 autovetture, 1 gommone con relativo carrello, un rimorchio e 29 rapporti finanziari. Due dei conti correnti e uno degli immobili sono situati a Tenerife, in Spagna. Grazie all’applicazione del regolamento UE n. 1805/2018, che prevede il riconoscimento reciproco dei provvedimenti di sequestro e confisca all’interno dei paesi dell’Unione Europea, è stato possibile congelare anche questi beni detenuti all’estero.

Tuttavia, sia per i procedimenti penali che per le misure di prevenzione, si dovrà ancora attendere le valutazioni dell’autorità giudiziaria competente, che agirà nel rispetto dei diritti di difesa.

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