A vent’anni dal crack da 14 miliardi di euro del dicembre 2003, le cause legali su Collecchio non sono finite. Citibank, passata da complice delle truffe di Calisto Tanzi a vittima, pretende il risarcimento dal socio di controllo di Parmalat, la francese Lactalis. Intanto si accaparra un pezzetto della società e aspetta l’ultima sentenza, che potrebbe essere quella decisiva.

L’8 dicembre 2003, esattamente vent’anni fa, Enrico Bondi veniva chiamato dalle banche al capezzale di una Parmalat sull’orlo del fallimento: Calisto Tanzi si affannava ancora a tenere nascosto l’enorme buco di 14 miliardi nei conti del colosso del latte che aveva fondato decenni prima. Pochi giorni dopo si sarebbe scoperto che il gruppo di Collecchio era tenuto in piedi artificialmente da 4 miliardi di euro di false attività finanziarie, ma all’epoca non si sapeva ancora nulla.

Vent’anni dopo, Citibank, che all’epoca aveva un ruolo chiave nella vicenda, è passata da complice a vittima e pretende il risarcimento da Lactalis, il socio di controllo di Parmalat. La banca statunitense ha presentato una causa a Londra chiedendo un risarcimento di 1,2 miliardi di euro per il danno subito a causa delle truffe di Tanzi.

Ma non è tutto. Citibank ha anche approfittato della situazione per accaparrarsi un pezzetto della società. Infatti, dopo aver venduto i suoi crediti nei confronti di Parmalat a Lactalis, ha ottenuto una partecipazione del 2,4% nel colosso del latte. Un’operazione che potrebbe rivelarsi molto vantaggiosa se la sentenza finale le darà ragione nella causa di risarcimento.

Intanto, si attende l’ultima sentenza, quella che potrebbe essere quella decisiva. Dopo vent’anni di cause legali, la vicenda di Parmalat sembra non essere ancora chiusa. Ma una cosa è certa: il crack da 14 miliardi di euro del dicembre 2003 rimarrà per sempre nella storia come uno dei più grandi scandali finanziari italiani.

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui