Una montagna che era stata trasformata in una roccaforte per i pusher è stata liberata dai carabinieri. Quasi un anno fa si è diffusa la notizia del blitz e oggi, il 19 dicembre, si è conclusa (anche se al primo grado) la vicenda processuale dell’ultimo marocchino arrestato che doveva ancora essere giudicato. E la condanna è arrivata per il ragazzo nato nel 2000 e arrestato dagli uomini del nucleo operativo radiomobile di Luino, oltre che dall’unità territoriale dell’Arma. La sentenza è di 2 anni e 2 mesi di reclusione, con una multa di 4.000 euro e l’assoluzione dall’accusa di resistenza a un pubblico ufficiale.

Le azioni nei boschi non sono semplici, soprattutto nelle zone impervie: per i carabinieri è più facile stanare i pusher durante l’inverno, quando non ci sono foglie verdi, ma comunque è impegnativo circondare l’area ed entrare in azione. In quei giorni di gennaio, però, le capacità dei militari sono state messe a frutto e sono stati trovati tre nordafricani in possesso di quasi cinquanta grammi di cocaina, eroina e hashish, oltre a circa 1.300 euro in contanti, 4 telefoni cellulari, due bilancini di precisione e materiale per il confezionamento della droga.

I tre arrestati hanno seguito diversi processi legali. I primi due sono già stati giudicati: uno è stato condannato a 5 anni di reclusione con un rito abbreviato, mentre il secondo ha patteggiato una pena di 2 anni e 10 mesi. Mancava l’ultimo, che era anche il principale sospettato e a cui è stata trovata la maggior parte della droga, si parla di circa trenta grammi di eroina, hashish e cocaina.

Nel processo davanti al giudice monocratico Andrea Crema è arrivata quindi la condanna in base al cosiddetto “quinto comma”, che prevede una diminuzione della pena prevista dal codice penale per i reati legati agli stupefacenti in caso di quantità non massiccia di droga, riducendo così notevolmente la pena base. Questo anche a causa delle attenuanti generiche che prevalgono su quelle contestate durante il processo. L’imputato è stato invece assolto dall’accusa di aver aggredito un carabiniere durante le fasi concitate del blitz.

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