Il 4 novembre è stata emessa la misura cautelare della custodia in carcere, ma la madre di 27 anni di Pedrengo è sempre rimasta al Papa Giovanni. Su di lei l’accusa di aver soffocato i figli di 4 e 2 mesi.

Alice, quattro mesi. Mattia, due mesi. Morti a distanza di un anno l’uno dall’altra. Al dolore e all’oscurità della perdita dei bambini in questa famiglia si è aggiunto lo shock di un nuovo capitolo, ancora più oscuro, il 4 novembre 2023: l’arresto della mamma dei bambini Monia Bortolotti, 27 anni, con l’accusa di averli uccisi entrambi, soffocandoli, perché non reggeva il loro pianto.

La mamma è ancora in ospedale. Monia Bortolotti è una giovane donna arrivata in Italia da piccola dall’India. È stata adottata da una famiglia della Val Seriana. Viveva a Pedrengo con il compagno Cristian Zorzi, 52 anni, conosciuto ad una scuola di ballo. Viveva, perché dal giorno dell’arresto non è più tornata a casa. Nemmeno in carcere, dove era stata portata in primo momento: da quasi subito è stata trasferita all’ospedale Papa Giovanni XXIII, dove si trovano delle celle di sicurezza come se fossero un prolungamento della casa circondariale. Lei è ancora lì e questo conferma il suo compromesso stato psicologico, ora con il peso di un’accusa così pesante.

Il no alla scarcerazione. Il suo avvocato Luca Bosisio ha chiesto la revoca della misura cautelare più pesante, ma il tribunale del Riesame ha respinto l’istanza a fine novembre, confermando la decisione del gip Federica Gaudino, su richiesta del pm Maria Esposito. Il papà di Monia Bortolotti era disposto ad accogliere la figlia in casa, a Gazzaniga. Sono molto legati, mentre il rapporto con la mamma (separata dal padre) sembra più complicato, a giudicare da alcuni post che Monia Bortolotti stessa aveva scritto su Facebook. Nell’interrogatorio di garanzia del gip, si è avvalsa della facoltà di non rispondere. La sua sola versione dei fatti è custodita negli sfoghi che aveva scritto sui social, tra febbraio e ottobre, quando sapeva di essere indagata perché notiziata dell’autopsia sul corpicino di Mattia (su Alice, non era stato possibile).

La morte di Alice e Mattia. La pm Maria Esposito ipotizza che Monia Bortolotti abbia soffocato Alice con un cuscino, il 15 novembre 2021, e il fratellino Mattia, il 25 ottobre 2022, stringendolo con le braccia. Sembrava una morte in culla, quella di Alice. Fu la mamma stessa a chiamare i soccorsi, ai medici disse che le aveva appena dato il latte e che poi l’aveva adagiata per la nanna. In effetti, alla bambina venne aspirato del latte dalla trachea e si era ipotizzato un problema di deglutizione. La coppia decise di avere subito un altro figlio. Mattia nacque il 27 agosto 2022 e il 14 settembre successe un episodio molto simile a quello di Alice: Monia Bortolotti disse che era andato in apnea ed era cianotico mentre prendeva il latte. Il 17 ottobre il piccolo venne ricoverato all’ospedale Papa Giovanni per un mese, fu dimesso e 8 giorni dopo morì.

I dubbi e l’autopsia. Due bambini piccoli morti. Due drammatiche coincidenze? I medici della Patologia neonatale, che ricordavano il precedente della sorellina, suggerirono agli inquirenti l’opportunità di fare un’autopsia. Per Mattia furono subito indagati la madre e i medici che se ne presero cura, come atto dovuto e a loro tutela (i medici sono stati poi archiviati). I consulenti della pm e della mamma stessa conclusero che il bambino era morto per “un’asfissia meccanica acuta da compressione del torace”. A quel punto, scattò l’autopsia anche per Alice, ma nella pratica non fu possibile per lo stato di conservazione del corpicino.

I gesti sospetti precedenti. Con un’indagine aperta, la Procura raccolse tutti i possibili elementi per approfondire che cosa potesse essere accaduto anche nei mesi precedenti, quando i bambini erano ancora vivi. Durante il mese in cui Mattia fu in ospedale, un’infermiera vide Monia Bortolotti stringerlo forte mentre il piccolo piangeva. Da alcune testimonianze e da un referto del Pronto soccorso del Papa Giovanni, emerge che dell’11 ottobre 2021 anche Alice fu visitata per “pianto inconsolabile”.

I post su Facebook. Monia Bortolotti, il 30 agosto, scriveva di Alice su Facebook: “La colpa è mia per averla messa a dormire di lato sui suoi cuscinotti tanto morbidi”. Sulla morte di Mattia, prima scrisse che il bambino era nel marsupio, piangeva e diventò cianotico. Poi, che lo aveva schiacciato lei, per sbaglio, addormentandosi. Così si sfogava: “E la Procura incolpa me, come se tutta questa tragedia fosse voluta, cercata. A nessuno importa che i miei bambini fossero seguiti e tenuti come fiorellini, perfetti. A nessuno importa come io cercassi disperatamente di essere la mamma che non ho mai avuto”. In alcuni messaggi vocali ad un’amica, Monia Bortolotti diceva: “Dopo la morte di Mattia sono crollata”.

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