Il fenomeno dei “furbetti” dei caselli autostradali sembra essere sempre più diffuso. Negli ultimi mesi sono stati aperti diversi fascicoli in procura riguardanti automobilisti che evitano di pagare il pedaggio grazie a un ingegnoso stratagemma. Il metodo è semplice: basta seguire da vicino un’auto che passa con il Telepass e infilarsi nella corsia giusta prima che la sbarra si abbassi. In questo modo, si riesce a superare il casello senza pagare.
Uno dei casi più eclatanti riguarda un professionista di Lugano che per ben tre mesi ha evitato di pagare il pedaggio al casello di Como-Grandate. Alla fine, la polizia stradale si è presentata e ha sequestrato la sua auto su disposizione del giudice delle indagini preliminari. Questa è diventata la nuova frontiera nella lotta contro i “furbetti”: togliere loro l’auto come sanzione. Nel caso del professionista svizzero, dopo il sequestro preventivo della sua Bmw, ha deciso di pagare il dovuto. L’auto è tornata nelle sue mani e la denuncia è stata ritirata.
Le ipotesi di reato nei confronti dei “furbetti” dei caselli inizialmente erano di insolvenza fraudolenta, ma dopo alcuni pronunciamenti della Cassazione sono state modificate in truffa. Le telecamere ai caselli registrano facilmente questi comportamenti scorretti, motivo per cui spesso i “furbetti” non sono residenti della zona, ma persone di passaggio o provenienti da fuori, come nel caso del professionista svizzero. Ci sono anche casi di camionisti dell’Est che utilizzano la stessa tattica per evitare di pagare il pedaggio.
Tuttavia, la situazione è diversa per i “furbetti” della Pedemontana, dove non ci sono barriere ma solo un sistema di lettura delle targhe. Per alcuni giudici, non è configurabile né la truffa né l’insolvenza fraudolenta, in quanto manca la volontà di nascondere la propria insolvenza. Questo ha portato all’archiviazione di alcuni casi, come quello di una pensionata italiana che ha accumulato 800 passaggi non pagati dal 2016. In questo caso, l’unica via per perseguire i responsabili rimane la giustizia civile.
In conclusione, è evidente che i “furbetti” dei caselli autostradali sono un problema diffuso che richiede una risposta adeguata. Se da un lato le autorità stanno cercando di intervenire sequestrando le auto degli inadempienti, dall’altro è necessario rafforzare le misure di prevenzione e controllo per evitare che questi comportamenti scorretti diventino la norma. Solo così si potrà garantire un sistema autostradale equo e giusto per tutti i cittadini.