Il giovane arrestato per il tentato omicidio di Arcisate, avvenuto venerdì scorso, continua a rimanere in silenzio. Durante l’interrogatorio di garanzia davanti al giudice per le indagini preliminari di Varese, l’indagato ha scelto di non rispondere, come aveva già fatto durante la convalida del fermo di indiziato di delitto. Nella stessa giornata di sabato, sono accaduti due fatti importanti legati a questa storia, avvenuta fuori da un pub nella zona della stazione del paese della Valceresio. Il primo fatto è la collaborazione dell’avvocato Corrado Viazzo, difensore dell’arrestato, con le forze dell’ordine per l’esecuzione del fermo di pubblico ministero. Il secondo fatto riguarda le perquisizioni effettuate nell’appartamento condiviso dal ragazzo e sua madre a Cuasso al Monte, dove sono state trovate due cartucce dello stesso modello di quella esplosa durante la sparatoria ma non è stata trovata l’arma utilizzata quella sera. Quasi certamente si tratta di un fucile da caccia, ma manca ancora l’arma che ha sparato colpendo il ragazzo di 25 anni. Durante le prime indagini, sono state ascoltate due amiche del ferito che non hanno visto esplosione del colpo ma hanno visto l’amico cadere a terra, e hanno notato una Cinquecento bianca fuggire sulla statale. Questa fuga è stata ripresa dalle telecamere ed è stata fondamentale per risalire al sospettato e procedere alla sua cattura. La Procura ha richiesto accertamenti tecnici irripetibili sull’auto utilizzata dal sospettato per la fuga. Al momento, il giovane è detenuto ai Miogni e il giudice di Varese deciderà quale misura cautelare applicare.