Nel marzo del 2020, durante l’epidemia di Covid, si è verificata una vera e propria rivolta nel carcere di Cremona. Quella sera, alle 20, una quarantina di carabinieri e vigili del fuoco sono intervenuti indossando indumenti antisommossa. Il bilancio è stato di danni ingenti, alcuni agenti della polizia penitenziaria sono rimasti intossicati e uno è rimasto ferito. Questa protesta ha coinvolto gli istituti penitenziari di tutta Italia.

Per questi fatti, che si sono verificati nelle sezioni A, C, D ed E del carcere di Cremona, 23 detenuti sono stati processati con l’accusa di radunata sediziosa, violenza, minaccia e resistenza a pubblico ufficiale e danneggiamento. La maggior parte di loro sono stranieri: tunisini, romeni, georgiani, brasiliani, ivoriani, marocchini, algerini, senegalesi e 6 italiani.

Oggi in aula sono stati chiamati a testimoniare gli agenti penitenziari, convocati dal procuratore onorario Silvia Manfredi. Durante l’udienza sono stati mostrati anche video e fotogrammi che hanno ripreso l’intera azione di quella sera.

“Gli detenuti erano agitati, pretendevano di fare un tampone per il Covid”, ha detto uno degli agenti. “Dicevano ‘qui moriamo tutti perché c’è il Covid’ e volevano essere liberati. Gridavano ‘libertà, libertà, vi ammazziamo tutti’ e nel carcere è successo di tutto”. Durante la protesta, alcuni detenuti hanno insultato gli agenti, cercando uno scontro fisico e incitando gli altri detenuti ad aggredire la polizia. “Era agitato, molto pericoloso”, ha raccontato uno dei testimoni. “Hanno bruciato tutto e lanciato pezzi di sgabelli contro di noi. Per un soffio si è evitato il contatto fisico”.

Quella sera sono stati dati fuoco a sgabelli di legno, coperte, sedie di plastica e altri oggetti. Tre agenti sono rimasti intossicati, mentre uno è stato colpito da un pugno di un detenuto non identificato ed è rimasto ferito. “Il fumo era denso”, ha detto uno degli agenti. “Non si vedeva nulla e non si poteva respirare. A un certo punto i detenuti sono stati evacuati e portati in cortile”.

Alcuni imputati si sono anche impossessati degli idranti di uno dei piani, facendo defluire una grande quantità di acqua e hanno distrutto i vetri del box degli agenti utilizzando spranghe di ferro ricavate dalla rottura delle finestre. Nel frattempo, altri rivoltosi hanno impedito al personale di polizia di accedere alla sezione e uno in particolare si è impossessato di un idrante con cui ha allagato il piano e ha puntato il getto d’acqua contro gli agenti.

Alcuni detenuti si sono opposti violentemente alla chiusura del cancello del cortile, schiacciando i poliziotti tra le pareti e i cancelli. Uno dei detenuti, approfittando della confusione, ha rubato una manganella a un agente. L’arma è stata passata ad un altro detenuto, ma è stato immediatamente bloccato e disarmato.

Otto detenuti sono accusati esclusivamente di danneggiamento per aver distrutto e reso inutilizzabile il materiale nelle sezioni A e C dell’istituto. Tra gli oggetti presi di mira ci sono state sette telecamere posizionate in vari punti dei locali e il telefono utilizzato dai detenuti.

Gli imputati sono difesi da avvocati provenienti dai tribunali di Milano, Pavia, Verona, Monza, Bergamo, Trani, Lodi e dai cremonesi Gianluca Pasquali, Corrado Locatelli e Paolo Brambilla.

Altri agenti penitenziari coinvolti nei disordini saranno ascoltati nell’udienza del 6 giugno.

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