Sono le 10 del 28 febbraio quando salgo sul barchét di un caro amico per dirigermi verso l’Isola Virginia, dopo sei anni di assenza e molti ricordi che mi fanno emozionare. Il cielo e il lago sono grigio piombo, ma nonostante il freddo e il silenzio quasi assoluto, il fascino del luogo è intatto. Mentre remo adagio, noto con tristezza quanti rifiuti si siano accumulati lungo la riva, segno di un degrado evidente.

Arrivando all’isola, intitolata a Virginia Ponti nel lontano 1878, mi rendo conto del suo stato precario. Il vecchio pontile di pietra è in rovina, circondato da rifiuti e segni di incuria. Anche la struttura del ristorante, chiusa dal 2023, è in uno stato di abbandono totale, con porte piene di ragnatele e gazebo sporchi e trascurati.

L’interno dell’isola, un tempo sede di importanti scavi archeologici, è ora sommerso da acqua stagnante e rifiuti, anziché reperti storici. Camminando tra i resti, non posso fare a meno di pensare al patrimonio che questo luogo rappresenta, e alla sua triste situazione attuale.

Ricordo con nostalgia i bei tempi dell’Isola Virginia, quando eleganti vialetti fioriti e serate danzanti la rendevano un luogo magico. Oggi, purtroppo, tutto è cambiato e l’isola è stata dimenticata dalla società moderna, dominata dalla fretta e dall’indifferenza.

Tornando a casa, guarderò le vecchie cartoline che ritraggono la vita sull’isola negli anni passati, con pescatori, innamorati e lavoratori che animavano il luogo. Quel che resta ora è solo un ricordo, ma cercherò di preservarlo nella mia memoria, come un omaggio a un passato che non tornerà più.

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