Una famiglia composta da padre, madre e una bambina di un anno si trova ad affrontare un caso di violenza sessuale su minore. La madre della bimba aveva appena 13 anni quando è nata la bambina, avendo avuto una relazione con il fidanzato, all’epoca 19enne, che è stato accusato di violenza sessuale perché lei era minorenne. La gravidanza è stata scoperta dalle insegnanti della scuola media frequentata dalla ragazza. In questi casi, la legge prevede che si proceda d’ufficio e che l’accusa di violenza sessuale sia automatica. La segnalazione dei servizi sociali ha portato all’apertura di un’indagine e all’accusa del giovane ragazzo, che rischia dai 6 ai 12 anni di reclusione. La madre della ragazza, nonna della bimba, è stata anche lei imputata per non aver impedito la relazione, vista la minore età della figlia. Nonostante ciò, le due famiglie, conoscenti da tempo, si presentano uniti in tribunale, quasi a voler testimoniare che la loro relazione è stabile e duratura. Il giudice dovrà però tenere conto dell’età anagrafica della madre della bimba e della legge, che prevede sanzioni per chi ha rapporti con minorenni. L’avvocato del ragazzo ha spiegato che il rigore della norma va inserito all’interno di una vicenda in cui la violenza viene sconfessata dall’atteggiamento dei due giovani, che sono ancora insieme e che si presentano uniti in tribunale. L’udienza è stata rinviata a ottobre per un vizio di forma. Questo caso dimostra come l’età anagrafica possa essere un dato chiaro e inequivocabile, ma che l’amore e la legge possano essere in conflitto quando si tratta di rapporti con minorenni.

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