VARESE – Sono 56 le coltellate che Marco Campanaro ha inflitto alla sua compagna Valentina Di Mauro, uccidendola al mattino del 25 luglio dello scorso anno nella loro casa a Cadorago, in provincia di Como. Davanti a questo orrore, la domanda che tutti si pongono è: perché? Ma la risposta non arriverà mai. Oggi, mercoledì 19 aprile, si è aperto il processo presso la Corte d’Assise del Tribunale di Como, presieduta da Valeria Costa, nei confronti dell’omicida, che ha confessato il delitto e la cui arma del delitto è stata ritrovata e repertata dagli inquirenti.
Le parti civili sono rappresentate dagli avvocati Vera Dall’Osto e Corrado Viazzo, che hanno chiesto giustizia per la giovane vita spezzata dalle 56 coltellate. Il processo sarà breve, poiché l’avvocato della difesa ha rinunciato a sentire i testimoni e l’imputato non renderà esame o spontanee dichiarazioni. Si parlerà solo degli atti, come in un rito abbreviato senza però la garanzia di uno sconto di pena. Il difensore potrebbe aver puntato al riconoscimento delle attenuanti generiche a carico di Campanaro che potrebbero portare a una condanna meno pesante.
Una perizia psichiatrica ha accertato la parziale incapacità di intendere e di volere di Campanaro al momento dei fatti, ma ha anche evidenziato la sua pericolosità sociale e la sua capacità di stare in giudizio. Cosa che permette la celebrazione del processo. In ogni caso, ciò che conta è solo la giustizia per la giovane vita spezzata.

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