La Russia e l’impiego operativo di bombe nucleari tattiche
La Russia ha recentemente avanzato la prospettiva di attaccare l’Ucraina con bombe nucleari tattiche, il che ha portato a una situazione di pericolo per gli equilibri di sicurezza in Europa e non solo. Queste bombe sono ben più potenti di quella di Hiroshima e possono polverizzare un’area delle dimensioni della provincia di Milano. Il rischio di una escalation è molto alto.
Questa situazione è ben diversa da quella della crisi dei missili di Cuba del 1962. Nel caso ucraino non si tratterebbe più di percezioni, bensì di un impiego operativo che potrebbe facilmente andare fuori controllo. La miniaturizzazione delle armi nucleari ha reso più confuso il quadro, ma il tabù che l’arma nucleare può essere minacciata, ma non usata, è rimasto.
Il nucleare tattico fa parte dell’elaborazione teorica della strategia di tutte le potenze atomiche, ma di predisposizioni operative per rovesciare una situazione di debolezza sul terreno e garantirsi una superiorità tattica sul campo di battaglia, non si era sin qui mai parlato. La banalizzazione dello strumento nucleare insita nelle predisposizioni operative annunciate a ripetizione da Mosca, può di per sé produrre un effetto di proliferazione a termine devastante.
Gli esempi non mancano: l’Iran può trascinarsi dietro l’Arabia Saudita, la polveriera arabo-palestinese non aspetta che di potersi confrontare con un Israele già nucleare di fatto. Su un altro versante, Australia e persino Giappone stanno rivedendo la loro politica nucleare in relazione alla Cina; segnali indiretti arrivano anche dall’Africa e dall’America Latina.
Il sistema ha sin qui retto perché è riuscito a controllare la proliferazione delle armi nucleari, a gestire i casi più difficili come l’India e il Pakistan e a ignorare, tenendola al tempo stesso sotto controllo, la Corea del Nord. Ma oltre un certo limite, il libero tutti rischia di diventare una deriva incontrollabile.
È difficile pensare che la Russia sia disposta a correre questo rischio per una guerra che non potrebbe comunque vincere e che pagherebbe con la sua stessa distruzione. Quelle di Medvedev e dei generali sembrano farneticazioni dettate da un uso distorto della propaganda, i contatti fra le parti restano aperti e alla fine, se non la razionalità, quantomeno lo spirito di sopravvivenza dovrebbe poter esercitare il suo peso.
Tuttavia, bisogna prestare attenzione a una china scivolosa da cui può essere a un certo punto difficile risalire. Il sistema di accordi sulla riduzione delle armi nucleari si è basato sul non detto che la bomba la si deve avere, ma non la si può usare, e le crisi devono essere gestite restando all’interno di un ombrello nucleare che non può essere toccato, pena la rottura di un equilibrio che porterebbe all’annichilimento di tutti. Il nucleare tattico può rappresentare una minaccia per la stabilità mondiale se non gestito con attenzione e razionalità.