Il 1° settembre del 2018, il dottor K.D., medico di origine russa residente nella Bergamasca, era di turno al Pronto soccorso dell’ospedale di San Giovanni Bianco, accusato di violenza sessuale nei confronti di un’infermiera. Secondo l’accusa, il medico si sarebbe strusciato più volte contro di lei e l’avrebbe anche palpeggiata. Il medico aveva raggiunto il presidio con la moto e sembrava particolarmente alterato. K.D. era stato mandato a San Giovanni Bianco per sopperire alla carenza di personale, un problema che affligge il sistema sanitario. Dopo essere stato spostato ad Alzano Lombardo e Seriate, ora esercita come libero professionista.
Durante la prima udienza del processo, l’imputato era presente al fianco del suo difensore, mentre la vittima, assistita dall’avvocato Giovanni Bertino, era più indietro. Anche l’Asst Papa Giovanni XXIII si è costituita parte civile. Secondo l’infermiera che ha presentato denuncia, quel giorno il medico sembrava particolarmente alterato e si rifiutava persino di visitare i pazienti. K.D. cominciava il turno alle 20, in ambulatorio c’erano anche altre due colleghe. Il medico si è portato alle spalle dell’infermiera e si è strusciato contro di lei. Dopo avergli chiesto di tornare al suo posto, K.D. sarebbe tornato alla carica più tardi.
L’imputato è stato giudicato incapace di portare a termine il turno in Pronto soccorso e sostituito dal dottor Gianluca Cadeo, referente all’epoca a San Giovanni Bianco per il Pronto soccorso. Il dottor Cadeo ha raccontato di aver chiesto al collega di effettuare un esame tossicologico completo, ma K.D. aveva cambiato idea. Quando il dottor Cadeo è arrivato, K.D. era chiuso in bagno e nel cestino c’era un boccetta di Lexotan. Il processo continua davanti al tribunale collegiale.