Il ministero dell’Ambiente prenderà in carico la gestione della barriera idraulica all’interno del sito industriale Caffaro a Brescia. La società Caffaro Brescia, che dal 2011 al 2021 ha mantenuto nel sito la produzione di iperclorito di sodio per la potabilizzazione dell’acqua, ha annunciato l’indisponibilità a proseguire la gestione del sistema di pozzi che consentono di emungere circa 12 milioni di metri cubi di acqua all’anno. Ciò avviene a causa dell’aumento dei costi dell’energia, che ha portato le bollette da 50 a 250mila euro al mese, che ora passeranno al Ministero. Inoltre, l’azienda ha annunciato la volontà di procedere al licenziamento dei lavoratori. Il Ministero ha comunicato di prendere atto della situazione e metterà a disposizione le risorse necessarie per attuare il Piano B, ovvero gestire l’emungimento. Non sono stati fatti nomi, ma si valuta la possibilità che sia una realtà comunale a operare materialmente nel sito. “Il know how e l’esperienza dei lavoratori di Caffaro Brescia, che possono garantire la continuità, non è da perdere – ha spiegato il commissario straordinario Mario Nova – Nell’attività di individuazione del nuovo gestore si inserisce l’attenzione ai lavoratori”. Dalle rilevazioni di Arpa, inoltre, non sono emerse evidenze di fonti di inquinamento primario. “Traduco: non ci sono ulteriori sorgenti di inquinamento, quello che si conosce è stabilizzato”, chiarisce l’assessore regionale all’Ambiente.

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