Nella notte tra il 29 e il 30 gennaio alcune macchine della polizia locale del Comune di Milano sono state bruciate con una molotov. Inizialmente, un testo anonimo comparso sui portali d’area anarchica aveva rivendicato il raid, sostenendo che fosse un atto per rilanciare la lotta contro il 41 bis. Tuttavia, le indagini della Digos hanno svelato che la rivendicazione era un falso e che gli anarchici non erano gli autori dell’attacco.

Ciò che rende questo episodio diverso dagli altri è il momento in cui è avvenuto: durante la protesta portata avanti da Alfredo Cospito in sciopero della fame contro il carcere duro. L’ideologo del Fai era stato trasferito dal penitenziario di Sassari a quello di Opera per via del peggioramento delle sue condizioni di salute. L’attacco aveva fatto pensare a un cambio di passo nella strategia di “attacco allo Stato”, ma le modalità della rivendicazione avevano suscitato sin dall’inizio perplessità negli investigatori dell’Antiterrorismo.

L’inchiesta è ancora in corso, ma gli inquirenti stanno scandagliando tutti gli scenari legati a quel territorio e alle dinamiche criminali che lo attraversano. Le prime verifiche avevano escluso l’evento accidentale, indirizzando immediatamente le indagini sulla pista dolosa. Il materiale sequestrato è stato sottoposto agli esami della Scientifica e le immagini delle telecamere di videosorveglianza sono state analizzate per identificare gli incendiari.

È importante prendere con le pinze i messaggi che vengono postati online per intestarsi azioni rivoluzionarie, poiché è già capitato che gli anarchici si assumessero la responsabilità di azioni di cui non avevano mai avuto la paternità. La campagna pro-Cospito aveva tenuto banco per settimane tra presìdi di protesta e cortei non autorizzati per le vie del centro, ma ora la storia parzialmente riscritta potrebbe far sorgere ulteriori dubbi sulla veridicità delle rivendicazioni.

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