Fadil Monir, il 27enne marocchino accusato di violenza sessuale nei confronti di una connazionale di 36 anni all’interno di un ascensore della stazione Centrale di Milano, rimane in carcere. L’uomo aveva sostenuto che la donna fosse consenziente, ma il giudice ha dichiarato che la prova documentale della violenza è costituita da un video registrato dalle telecamere di sorveglianza dell’ascensore interno allo scalo ferroviario. La vittima ha raccontato di essere stata trascinata nell’ascensore dopo i primi abusi nei giardinetti della stazione e di aver tentato di opporsi, ma l’aggressore l’ha picchiata selvaggiamente, come dimostrato dal video acquisito in atti.

Secondo il giudice, Monir ha mostrato una personalità priva di freni inibitori, violenta e senza alcuna capacità di revisione critica e resipiscenza. La sequenza degli atti, la crudele ostinazione e la callidità dimostrata in sede di interrogatorio sono sintomatici di una personalità violenta e priva di freni inibitori. Inoltre, l’aggressore non ha esitato a screditare ingiustamente la vittima per costruire una versione di comodo.

Il giudice ha disposto la convalida del fermo e la misura del carcere anche perché l’indagato è di fatto senza fissa dimora e si muove agevolmente anche al di fuori del territorio italiano. Da qui la preoccupazione che possa reiterare reati della medesima indole per appagare i suoi istinti sessuali.

La vicenda è molto grave e sottolinea l’importanza di combattere la violenza sulle donne. La vittima ha subito un’esperienza traumatica e dolorosa, che lascia segni indelebili. È necessario che la giustizia sia veloce ed efficace per garantire la tutela delle vittime e la punizione dei colpevoli.

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