Lo spaccio di droga nei boschi della provincia di Varese è un fenomeno in crescita da anni, che va dalla Valcuvia al Saronnese. Purtroppo, sono stati segnalati anche due omicidi avvenuti fuori provincia e nel bosco del Rugareto per questioni collegate al controllo delle zone dello spaccio. L’estate scorsa, il cadavere di un giovane pusher è stato trovato abbandonato a Lonate, lungo una piazzola della superstrada 336 per Malpensa. La situazione è diventata così critica che il sindaco di Biandronno ha invocato l’intervento del Governo. I deputati Stefano Candiani (Lega) e Andrea Pellicini (Fratelli d’Italia) si sono impegnati a fondo per risolvere il problema. Da inizio aprile, i corpi speciali dell’Arma, i baschi rossi, elitrasportati, sono intervenuti in accordo con il comando provinciale dei carabinieri di Varese.
I numeri parlano chiaro: sono almeno una trentina i bivacchi utilizzati dai pusher smantellati dai militari nelle ultime settimane. Gli spacciatori vivono nel fitto della boscaglia, in ripari di fortuna, riforniti di cibo e acqua dai “cavallini”. Tossici italiani che fanno loro anche da vedette. Sono questi ultimi a fare le consegne al limitare dei boschi di eroina, cocaina e hashish. Solo nel 2022 furono oltre 30 i pusher arrestati nel Luinese dai carabinieri.
Ma non è tutto: a Masciago, i militari hanno trovato 400 proiettili, nei boschi i carabinieri hanno rinvenuto anche fucili a canne mozze e 12mila euro in contanti oltre a 200 franchi svizzeri, segno che i clienti arrivano anche da oltre confine, probabilmente. I blitz sono continui e la situazione è diventata insostenibile per i cittadini che frequentano i boschi per fare attività sportiva all’aperto o semplicemente per una passeggiata. La gente è esasperata e insicura. È necessario un intervento deciso delle autorità per porre fine a questo fenomeno che sta mettendo a rischio la sicurezza dei cittadini.