Il processo Mensa dei Poveri sta entrando nelle fasi finali e la prima udienza di requisitoria si è svolta oggi, lunedì 8 maggio, davanti al giudice Paolo Guidi a Milano. Il Pm della Dda di Milano, Silvia Bonardi, ha parlato per sette ore, ripercorrendo tutti i punti salienti racchiusi in una memoria di 450 pagine del filone milanese dell’inchiesta. Si tratta della tranche che, secondo gli inquirenti, si intreccia agli affari varesini attraverso la figura di Nino Caianiello, ex plenipotenziario di Forza Italia in provincia, arrestato nel maggio 2019.
I big di Gallarate saranno oggetto della seconda requisitoria fissata per lunedì 15 maggio quando al vaglio passeranno le posizioni dell’europarlamentare Lara Comi, dell’ex patron di Tigros Paolo Orrigoni e del sindaco di Gallarate Andrea Cassani. Oggi, Bonardi ha ricostruito i presunti affari tra Varese e Milano avvenuti per il tramite di Caianiello con l’imprenditore Daniele D’Alfonso e del faccendiere Pietro Tatarella. Nella requisitoria ha poi citato anche Carmine Gorrasi, che all’epoca, oltre ad essere uomo in ascesa in Forza Italia (e consigliere comunale a Busto) era il direttore generale della squadra di calcio Busto 81. Poi ancora Angelo Palumbo, il quale era invece (al tempo dell’indagine) il candidato forte di Caianiello alle Regionali (tanto che fu eletto in consiglio al Pirellone). E infine D’Alfonso che, stando a quanto affermato dal Pm, aveva interesse ad aggiudicarsi alcuni appalti di Alfa, il gestore unico della rete idrica provinciale.
Il primo tentativo di gara andò male. Tanto che, secondo la procura, D’Alfonso ci avrebbe riprovato con un aiuto. Una sponsorizzazione da 10mila euro al Busto 81 destinata, in realtà, a finanziare la campagna elettorale di Palumbo. Il pubblico ministero Bonardi oggi ha ribadito che quello fu un finanziamento illecito senza però spiegare il passaggio documentale che proverebbe la fuoriuscita di denaro dalle casse del Busto 81. Bonardi ha però fatto riferimento a intercettazioni definite molto pertinenti. Le difese hanno negato ogni accusa puntando proprio sull’assenza di tracce di soldi dal conto del Busto 81 in favore di Palumbo. Altro punto di contatto con Caianiello, messo in luce dalla Pm, è Tatarella. Il milanese era interessato a fare affari anche a Gallarate per la costruzione in città di un discount con annesso fast food.