La notte del 6 maggio è stata una notte di paura per il personale del Pronto Soccorso dell’ospedale Niguarda di Milano. I familiari di due pazienti, in lite fra loro, sono entrati armati nel reparto, minacciando gli operatori e creando una situazione di disagio e tensione. Il personale sanitario ha dovuto gestire la crisi da solo per alcuni minuti, mentre i familiari si sono spostati nel cortile dell’ospedale e hanno iniziato una rissa. Il sindacato Fials Milano ha chiesto il ripristino del servizio di Polizia di Stato all’interno del Pronto Soccorso e ha domandato alla Regione che fine abbiano fatto i 4 milioni stanziati per la messa in sicurezza delle aree di emergenza-urgenza. L’ospedale Niguarda ha precisato che i familiari hanno detto di essere armati, ma non c’è la certezza che queste armi siano state viste. La struttura ha anche affermato che il presidio di Polizia non è stato completamente smantellato e che la vigilanza interna è intervenuta dopo pochi minuti, mettendo in sicurezza la situazione. Il sindacato ha ricostruito alcuni dettagli di quelle ore, spiegando che in Pronto Soccorso era arrivata una donna con una ferita d’arma da fuoco e poco dopo un paziente con forte dolore toracico, con un collegamento tra i due pazienti. Le famiglie dei pazienti avrebbero mostrato le armi al personale sanitario e alle 80 persone in sala d’attesa, dichiarando di essere venuti per “finire il lavoro che avevano iniziato”. Il sindacato ha lamentato il fatto che la sicurezza dovrebbe essere garantita da una guardia giurata che ha l’obbligo di girare anche nei reparti, mentre le forze dell’ordine hanno impiegato circa 30 minuti ad arrivare. L’ospedale Niguarda ha dichiarato che si è trattato di una situazione di tensione e disagio per tutti, ma grazie alla tempestiva azione degli operatori, l’evento è stato correttamente gestito.

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