La notte del 6 maggio all’ospedale Niguarda di Milano è stata caratterizzata da una situazione di paura e tensione a causa dell’irruzione nel Pronto Soccorso di familiari armati di due pazienti in cura. Dopo aver minacciato gli operatori, i due gruppi si sono spostati nel cortile dell’ospedale dando inizio ad una rissa. Il personale sanitario è rimasto solo per gestire la crisi per alcuni minuti. Il sindacato Fials Milano ha chiesto il ripristino del servizio di Polizia di Stato all’interno del Pronto Soccorso e ha domandato alla Regione cosa sia successo ai 4 milioni di euro stanziati per la messa in sicurezza delle aree di emergenza-urgenza.
Secondo i rappresentanti sindacali, sabato scorso una donna con una ferita d’arma da fuoco era stata presa in carico e assistita prima di essere spostata in Rianimazione. Poco dopo, un altro paziente con forte dolore toracico era arrivato in Area emergenza. Durante la sua assistenza, le famiglie dei due pazienti, che avevano un collegamento tra di loro, avevano mostrato le armi al personale sanitario e alle 80 persone presenti in sala d’attesa, dichiarando di essere venuti per “finire il lavoro che avevano iniziato”.
Il sindacato ha evidenziato il fatto che la sicurezza dovrebbe essere garantita da una guardia giurata, ma le forze dell’ordine hanno impiegato circa 30 minuti per arrivare. L’ospedale Niguarda ha precisato che il posto di Polizia interno non è stato rimosso e che la Questura ha rimodulato l’orario di presenza fino alle ore 18, con una disponibilità di eventuali ulteriori due ore. L’attività del posto di Polizia era prevista fino alle ore 20. In caso di necessità, l’ospedale ha assicurato l’intervento tempestivo di 2/3 operatori di vigilanza interna e l’arrivo su chiamata di una pattuglia esterna.
Il rappresentante sindacale Fials Milano al Niguarda, Alfonso Pontone, ha dichiarato che non si fermeranno finché non potranno garantire un luogo di lavoro sicuro e un ospedale sicuro. In definitiva, la sicurezza del personale sanitario e degli utenti non può essere trascurata e deve essere una priorità per tutte le aziende ospedaliere.