Tirano, un biglietto da visita da rivedere: la lettera di una cittadina tiranese riguardo alla vegetazione cresciuta sulle “muladi” del tratto di Adda che attraversa Tirano, ha suscitato l’attenzione di Ezio Maifrè, detto Méngu. L’ottantenne ha espresso la sua opinione sulla questione, sottolineando come la vegetazione cresciuta tra i sassi posati in verticale dai nostri antenati sotto la maestria ingegneristica austriaca, possa rappresentare un pericolo per la stabilità delle muladi, soprattutto quando le radici e i grossi fusti delle piantagioni che crescono tra i sassi trovano la forza. Inoltre, quegli arbusti raccoglitori di sporcizia e di altre cose che dei maleducati gettano nell’Adda furtivamente sono casa di ratti, pantegane, bisce ecc. ecc. poiché la frescura dell’Adda è il loro ambiente.
Secondo Méngu, la trascuratezza della pulizia delle “muladi” non è certo un buon lavoro e porterebbe responsabilità. Tuttavia, rimuovere le radici di quegli arbusti che oltrepassano il pietrame e che vanno ad alimentarsi della terra oltre l’argine, sarebbe un’impresa molto difficile se non usando potenti diserbanti (di certo non ammessi). Tagliare o rasare quella “foresta” a filo argine è un lavoro che, dopo due o tre anni, si ripresenterebbe, come si può vedere nel caso del torrente Poschiavino, nel quale spesse volte si possono vedere strisciare bisce tra le ramaglie.
Méngu si complimenta con la cittadina tiranese per il suo senso civico e la sua lettera, ma sottolinea come la partecipazione attiva dei cittadini sia fondamentale per la tutela della cosa pubblica e della Cittadina. Infine, Méngu chiede una risposta in merito su questo giornale, affinché la cittadinanza possa essere informata e coinvolta nella tutela del territorio comune.