Cecco Bellosi, coordinatore dell’Associazione Comunità Il Gabbiano, è stato indagato dalla procura di Como per danneggiamenti alla lapide del dittatore fascista Benito Mussolini a Giulino di Mezzegra. Tuttavia, Bellosi nega categoricamente di aver danneggiato la lapide e rivendica di aver tolto i fiori posti dai fascisti quella notte.
Il 28 aprile è una data simbolo e Giulino di Mezzegra è un luogo simbolo, poiché lì è finito il regime fascista dell’epoca. Bellosi sostiene che la lapide del dittatore fascista dovrebbe essere sostituita con le fotografie dei 27 partigiani della Cinquantaduesima Brigata Garibaldi che hanno fermato il regime.
Secondo Bellosi, la lapide a Giulino di Mezzegra è in sé un’apologia del fascismo e le istituzioni italiane hanno sempre permesso la reiterazione del fascismo eterno. Ogni anno i fascisti intervengono con tutti i segni e i gesti dell’apologia del regime, nel silenzio e nell’ignavia della magistratura di Como.
Bellosi conclude che invece di perseguire i fascisti, le autorità mettono alla caccia degli antifascisti. Sono antifascista e comunista dall’età di 15 anni e prende atto che esiste un nuovo reato: l’antifascismo. Questo è il rovesciamento della storia o l’adeguamento ai tempi.
È importante ricordare la storia per evitare di ripetere gli stessi errori del passato. La lapide del dittatore fascista dovrebbe essere rimossa e sostituita con un monumento ai partigiani che hanno fermato il regime. La lotta contro il fascismo e l’antifascismo non dovrebbero essere criminalizzati.