Il Gabbiano: la perquisizione nella casa dello scrittore Mauro Peverelli

La casa di Mauro Peverelli, scrittore e responsabile dell’associazione Il Gabbiano, è stata perquisita dai carabinieri che hanno notificato un mandato di perquisizione e il sequestro del telefono cellulare. Gli atti fanno parte di un fascicolo aperto dal pubblico ministero Simone Pizzotti, che accusa Peverelli del danneggiamento aggravato della lapide di Benito Mussolini compiuto nella notte del 28 aprile 2023, nella data della fucilazione. La perquisizione si è protratta per oltre due ore, compiuta da cinque militari dell’Arma.

Peverelli, che ha incassato la solidarietà di Arci Como, sostiene di avere strappato i fiori, ma respinge l’accusa di avere danneggiato la teca. “Si, ho strappato i fiori dalla lapide. I fiori devono essere messi per i partigiani, non per il dittatore. Ma non ho danneggiato io la teca e il vetro che la ricopre, rivendico, quello sì, di aver strappato i fiori”, ha dichiarato Bellosi, 75 anni.

Bellosi ha anche annunciato di volersi difendere da solo, senza legali d’ufficio, tanto che già ieri ha dichiarato di “essere al lavoro per preparare una memoria difensiva”. “Sono indagato per aver danneggiato la lapide ma non l’ho fatto, ho solo, e lo rivendico, strappato i fiori”, ha aggiunto. “Nego nella maniera più assoluta di aver danneggiato la lapide. Rivendico invece di avere tolto i fiori posti da una squadra di fascisti quella notte. Sono abituato ad assumere le responsabilità di quello che faccio a viso aperto”.

Bellosi ha poi sottolineato il significato della data del 28 aprile e della lapide di Mezzegra: “lì è finito il regime fascista, con il dittatore travestito da tedesco e i gerarchi in fuga. Fermati da 27, ripeto 27, eroici partigiani. In quel luogo ci dovrebbero essere le loro fotografie, non quelle di un dittatore. Quella lapide lì è in sé apologia di fascismo. Come se a Berlino ci fosse una lapide sul bunker di Hitler”. “Prendo atto – è la chiosa polemica – che esiste un nuovo reato: l’antifascismo”.

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