Dieci persone sono state condannate per lo spaccio di droga al Parco delle Groane, con richieste di pene che vanno dai due ai 10 anni di reclusione. La pubblico ministero Sara Mantovani ha formulato le richieste la scorsa settimana, davanti al gup di Monza Andrea Giudici. Gli otto imputati che si sono avvalsi del rito abbreviato, tutti di nazionalità marocchina, sono ancora in carcere, ad eccezione di uno che ha ottenuto i domiciliari su decisione del Riesame.
L’indagine dei Carabinieri della Tenenza di Cesano Maderno è iniziata nel 2019, dopo l’aggressione di due immigrati senegalesi a colpi di machete e pistola, sotto il ponte della Giubiana di Ceriano Laghetto. I due 28enni erano stati scoperti dai pusher magrebini mentre scavavano per rubare la droga nascosta in una delle tante buche ricavate nella vegetazione.
I pusher erano nascosti tra la fitta vegetazione del bosco delle Groane, presidiato militarmente da bande di nordafricani, armati di machete e pistole. La droga era disponibile a ogni ora del giorno e della notte, anche durante la pandemia o sotto la neve, da parte di spacciatori organizzati in bivacchi e dotati di potenti power-bank per tenere carichi i telefoni cellulari.
In tutto, i destinatari di due distinte misure cautelari, emesse su richieste delle procure distrettuali di Milano e Monza, erano 24, in maggioranza pusher magrebini. Nella prima veniva contestata anche l’associazione a delinquere, nell’altra erano coinvolti gli spacciatori al dettaglio dei boschi che si estendono fra Cesano, Solaro, Ceriano Laghetto, Cogliate, Misinto.
La droga, tra cui cocaina, hashish ed eroina, era disponibile a tutti tipi di clienti, compresi ragazzi minorenni, provenienti da ogni parte della regione, e agevolati a raggiungere il parco grazie alle stazioni di Cesano Groane, e Ceriano Laghetto-Solaro, dislocate lungo la linea delle ferrovie nord Albairate-Saronno. In alcuni casi, la merce veniva pagata con oggetti rubati, come televisori e prodotti simili.

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