Il bracconaggio è ancora un fenomeno diffuso in provincia di Sondrio, ma non sempre i bracconieri riescono a sfuggire alla giustizia. È successo a due coniugi con una baita a Söi, sopra i 1.300 metri di quota in Val d’Arigna – nel territorio orobico di Ponte in Valtellina – che sono stati scoperti dagli agenti della Polizia provinciale di Sondrio di rientro da una battuta di caccia di frodo. L’animale catturato era un cervo, che era stato preso con il metodo del laccio, completamente fuorilegge.

Il laccio consiste in un cappio collegato a un filo posizionato a pochi centimetri da terra. L’animale selvatico non vedendo il filo, vi inciampa, e fa scattare una molla tale da azionare il cappio che gli si stringe con violenza intorno al collo. Talvolta l’animale muore sul colpo, ma spesso resta intrappolato, per cui muore dopo ore, se non giorni, di agonia. Proprio per questo il laccio è vietato per legge, eppure in molti vi ricorrono perché permette di catturare le prede fuori periodo e fuori legge, senza fare rumore alcuno.

I bracconieri sono stati scoperti grazie a una fototrappola, messa in precedenza da alcuni cacciatori che erano a caccia di palchi. Sul telefonino collegato alla fototrappola, invece di arrivare l’immagine di un cervo in transito, è arrivata quella del bracconiere intento a posizionare proprio il laccio. Gli agenti della Polizia provinciale di Sondrio sono saliti fino a Söi con un’auto civetta e hanno presidiato la zona, fino a quando non hanno sorpreso il bracconiere. Lo hanno atteso nei pressi della sua baita, dalla quale la moglie controllava la zona come fosse una vedetta, senza avvedersi però della presenza dei guardacaccia.

Una volta che il bracconiere è tornato a casa con un carico di legna, gli agenti lo hanno fermato e gli hanno intimato di scaricare tutto il legname. Questo per appurare che sul mezzo di trasporto non fosse celato altro. Va da sé che sotto il carico è spuntato il cervo, già sezionato e con tanto di cappio al collo. I due coniugi sono stati segnalati alla Polizia giudiziaria per esercizio dell’attività venatoria (anche se nessuno dei due denunciati è cacciatore) in un periodo di chiusura della caccia e ricorrendo a strumentazione non consentita come il laccio. Non è escluso che scatti anche la contestazione del maltrattamento di animali, per gli effetti prodotti dal laccio sul cervo se sottoposto a morte lenta.

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