La Santella di Via S. Giuseppe a Tirano (un tempo fiorente?) è un luogo che evoca ricordi del passato per molti abitanti del luogo. In questo mese di maggio, in cui la primavera fa sentire il suo respiro vitale, si celebra anche la devozione alla Madonna.

Nel quartiere si possono ancora vedere i santelli, testimonianza di un tempo in cui i nostri nonni erano ancora presenti. La sera, quando tornavano dalla campagna, dopo aver dato da mangiare ai galli e ai conigli, portavano la mucca a bere al pozzo e poi, subito dopo, chiamavano le donne per mungere il latte da portare alla Santella. Gli uomini, un po’ lontani tutti insieme in un angolo, con un’aria di solennità, pregavano la Madonna. I bambini, che prima giocavano a piacere, si sistemavano tutti insieme e, quando si diceva “Ora pro nobis”, rispondevano con rispetto.

Gli anziani seduti in un angolo mungono le vacche e parlano del lavoro, ma si capisce che hanno grande rispetto per la Madonna. Alla fine del rosario, si mettono il cappello, guardano la Santella e con vergogna vanno a casa con le donne, ma gli altri vanno all’osteria a bere sempre asciutti.

I ragazzi e le ragazze si divertono a giocare insieme come se fossero una famiglia. Ci sono ragazzi che sembrano leggeri e che cercano di prendere le ragazze, ma le ragazze sembrano più veloci e non si fanno prendere. Quando arriva Lucia, con Pietra, i ragazzi si spostano in un angolo per iniziare a giocare e se ne vanno tutti insieme, come se volessero piacere alla Vergine.

Perché ci sono i santelli? I nostri nonni, quando tornavano a casa la sera, erano grati alla loro Madonna e al suo Santo per averli protetti e averli fatti tornare sani e salvi. Oggi, in un quartiere moderno, si sentono solo le campane della televisione e non più quelle della Santella.

Che peccato che oggi i santelli siano chiusi, silenziosi e bui in questo mese di maggio.

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