Oggi in aula si è verificato un colpo di scena durante il processo a carico di un 30enne pakistano accusato di violenza sessuale al maneggio di Cascina Zita a Rivolta d’Adda. L’imputato ha dichiarato di non essere mai stato in quel maneggio, bensì di aver lavorato come addetto alle pulizie in un maneggio di Peschiera Borromeo e di essere stato ad Eboli, in provincia di Salerno, il giorno della violenza. Tuttavia, ci sono ancora dei dubbi sulla veridicità delle sue parole, che saranno verificate tramite un riconoscimento da parte della vittima e del datore di lavoro del maneggio di Rivolta d’Adda.

L’episodio di violenza sessuale risale al 10 luglio del 2021 e secondo l’accusa, l’imputato avrebbe abbracciato con forza, tentato di baciare e palpeggiato una giovane amazzone di 25 anni, frequente del maneggio insieme alla sua famiglia. Inoltre, avrebbe inviato alla ragazza video choc di cavalli maltrattati e di ragazzini che maneggiavano armi, video che la vittima ha giudicato minacciosi e che l’hanno spinta a denunciare l’accaduto. L’imputato è assistito dall’avvocato Manila Filella, del Foro di Pavia, mentre la parte civile è rappresentata dall’avvocato Davide Montani.

La vittima, che aveva già testimoniato in aula, non era presente oggi perché non se la sentiva di rivedere il suo aggressore. L’imputato ha invece fatto ripercorrere tutte le tappe della sua permanenza in Italia, a partire dal suo arrivo a Trieste nel 2019 e la richiesta di asilo alla fine di quell’anno, fino al suo spostamento a Napoli e poi al campo di accoglienza di Eboli all’inizio del 2020. Solo nel gennaio del 2022, l’imputato è arrivato al Nord perché aveva saputo che a suo carico c’era un procedimento penale. Ha anche dichiarato di non aver mai lavorato alla Cascina Zita e di non aver mai conosciuto la vittima.

Il tribunale ha disposto l’accompagnamento coattivo del titolare del maneggio di Rivolta e la presenza della parte civile per effettuare il riconoscimento dell’imputato nella prossima udienza fissata per il 13 giugno. Questo confronto è ritenuto fondamentale per fare luce sulla vicenda e stabilire la verità dei fatti.

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