Il giovane Lorenzo D’Errico si è presentato davanti alla Corte d’assise di Monza, imputato di omicidio volontario aggravato e distruzione di cadavere. Il 36enne ha confessato di aver ucciso il padre Carmine, 65 anni, pensionato e malato di cancro incurabile, a martellate nella loro casa a Cusano Milanino nel dicembre 2021, per poi bruciarne il cadavere in un capannone dismesso di Cerro Maggiore.
Durante la prima udienza del processo, gli avvocati di D’Errico hanno annunciato che il loro assistito ha rinunciato all’eredità e ha firmato una transazione a favore dei familiari del padre. Inoltre, hanno concordato con il sostituto procuratore di produrre tutti gli atti del processo senza la necessità di convocare inquirenti e testimoni, tranne gli esperti psichiatrici che verranno sentiti nella prossima udienza.
D’Errico è stato sottoposto a una perizia psichiatrica in incidente probatorio che ha concluso per una “personalità irrisolta”, ma nessun vizio di mente che possa avere inciso sulla sua capacità di intendere e di volere al momento dei fatti. La decisione di sondare lo stato mentale del giovane è venuta dopo il lungo interrogatorio del marzo 2022, in cui D’Errico ha raccontato del rapporto teso col padre, che ha spezzato l’equilibrio già precario della loro convivenza a causa di presunti maltrattamenti subìti dal 36enne sin dalla sua infanzia.
D’Errico ha affermato di aver ucciso il padre in un “raptus di follia” a causa della situazione difficile in cui si trovava. Un particolare che, se avallato dai giudici e unito al risarcimento dei danni, potrebbe valere all’imputato quantomeno una pena ridotta. Il giovane si era rivolto ai carabinieri e alla trasmissione “Chi l’ha visto?” per cercare il padre, prima raccontando che se ne era andato da casa per trascorrere il Capodanno con amici, poi paventando l’ipotesi del suicidio.
Il corpo del padre è stato scoperto nell’ex Brenta di Cerro da alcuni ragazzi che stavano girando un video a gennaio 2022. A febbraio è scattato il fermo di D’Errico, che ha confessato e ricostruito il film dell’orrore: dalle martellate inflitte al padre nella villetta, al cellulare cambiato qualche giorno dopo il delitto. E poi l’auto della fidanzata (che era all’estero) presa e lavata con la varechina, dopo averla usata per trasportare il cadavere.