Renato Vallanzasca, noto criminale milanese degli anni ’70 e ’80, è stato recentemente al centro di una decisione giudiziaria. La Procura generale si è opposta alla richiesta di detenzione domiciliare in una struttura sanitaria per problemi neurologici, ma la giudice di Milano Ilaria Simi ha respinto la richiesta della Procura di aggravare la pena per Vallanzasca con l’applicazione di altri sei mesi di isolamento diurno.
La richiesta della Procura era stata avanzata lo scorso novembre dal pm dell’Ufficio esecuzione Adriana Blasco in un atto nel quale veniva ricalcolato il cumulo pene per Vallanzasca, anche sulla base della condanna, definitiva dal 2016, per la tentata rapina compiuta in un supermercato nel 2014, quando aveva ottenuto la semilibertà, poi revocata.
Nella sua ordinanza, la giudice ha riportato una serie di sentenze a carico di Vallanzasca dal ’97 in poi e fino a quella del 2016, sentenze che non erano state conteggiate nelle precedenti applicazioni dell’isolamento diurno e per le quali si è creato un ulteriore cumulo di pene di 8 anni. Tuttavia, la giudice ha chiarito che si possono applicare a questi verdetti i 3 anni di indulto, quindi il cumulo scende a 5 anni e l’aggravamento dell’isolamento si può applicare soltanto nel caso che le condanne per i nuovi reati superino i 5 anni.
La giudice ha fatto riferimento anche alla documentazione medica prodotta dalla difesa, che testimonia le condizioni di parziale decadimento mentale del Vallanzasca, ma solo per chiarire che queste condizioni non gli hanno impedito di partecipare consapevolmente al procedimento. La giudice ha anche stabilito l’inizio della pena in espiazione al 20 marzo 1981. In definitiva, il bel Renè ha ricevuto una buona notizia dalla giustizia.