Il 24 maggio 2014, il fotoreporter di Pavia Andy Rocchelli è stato ucciso insieme al collega Andrej Mironov dai colpi di mortaio della guardia nazionale ucraina mentre documentavano le condizioni dei civili nel Donbass. La sua morte è stata ricordata al Copernico, la scuola superiore che aveva frequentato, da genitori, amici e conoscenti di Rocchelli. Nonostante tre gradi di giudizio abbiano accertato le responsabilità della guardia nazionale di Kiev, l’unico imputato, il soldato Vitaly Markiv, è stato assolto per non aver commesso il fatto. La madre di Rocchelli ha dichiarato che la verità giudiziaria deve tradursi in una sanzione per i delitti commessi. I genitori si sono rivolti alla Corte penale internazionale dell’Aia chiedendo di avviare un’indagine. La guerra in Ucraina ha generato un vento contrario alla ricerca di giustizia per la morte di Rocchelli, ma i suoi amici e colleghi hanno ricordato che si tratta di un crimine di guerra che ha precise responsabilità ucraine. Il pm Andrea Zanoncelli ha paragonato la vicenda al caso di Giulio Regeni, dottorando rapito e ucciso in Egitto nel 2016, sottolineando la scarsa collaborazione delle autorità ucraine durante le fasi processuali.

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