Lonate Pozzolo, un esempio di coraggio contro la mafia
La ‘ndrangheta di Lonate Pozzolo fa ancora notizia, ma questa volta per una vicenda che riguarda il coraggio di chi ha denunciato il malaffare. Un imprenditore locale, quando entrò in contatto con esponenti della ‘ndrangheta che gli proponevano un affare sui parcheggi attorno a Malpensa, non si lasciò convincere. Grazie alle sue dichiarazioni fu messa a segno l’operazione Krimisa contro le infiltrazioni malavitose in aeroporto.
L’imprenditore in questione ha cercato di rimanere coperto, di non far trapelare il suo nome: la prudenza non è mai troppa quando di mezzo c’è la mafia. Tuttavia, la dottoressa Alessandra Cerreti, Pm della Dda, ha (ri)portato all’attenzione pubblica la vicenda durante il suo intervento alla cerimonia milanese in ricordo del giudice Falcone. “L’unico imprenditore lombardo, che io ricordi, capace di mettere nero su bianco una denuncia contro la mafia” ha detto la dottoressa Cerreti.
Il problema è che la testimonianza è stata resa davanti a un centinaio di persone, il pubblico presente all’incontro pre elettorale. Insomma, a Lonate Pozzolo tutti, ma proprio tutti, sanno di chi si sta parlando. Capiamo però la legittima preoccupazione. Rimane l’attestazione di stima che Alessandra Cerreti ha riproposto nei suoi confronti nei giorni scorsi davanti a un prestigioso uditorio.
L’imprenditore, infatti, ora si occupa di politica come candidato con la lista vincente alle elezioni di Elena Carraro sindaco. Formazione composita di centodestra in cui il nostro si è presentato, in una riunione pre urne, raccontando appunto la sua storia. Comprese le minacce, gli spari nei pressi della sua abitazione, le intimidazioni e via elencando. Fino ai ringraziamenti alle forze dell’ordine, carabinieri in prima linea, per il concreto sostegno in funzione della sua incolumità e della sua famiglia. Nota di cronaca a margine: le urne non l’hanno premiato.
In ogni caso, la sua denuncia è un esempio di coraggio civico che non può passare inosservato. Non solo per la sua incolumità personale, ma anche per la lotta contro la mafia e la sua infiltrazione nell’economia locale. Come il ricordo di una prima risposta al suo coraggio, sufficiente forse a ripagarlo dalla commendevole quanto pericolosa denuncia: il paragone fatto dagli inquirenti milanesi che raccoglievano la sua deposizione con Dalla Chiesa, Falcone e Borsellino. E la consapevolezza personale di essere una sorta di eroe civico, l’unico residente in Lombardia. Almeno, così pare.