La Corte di Cassazione ha confermato la sentenza a vent’anni di reclusione per Hanefija Prijic, ex comandante bosniaco accusato dell’omicidio del cremonese Fabio Moreni. L’ex capo delle milizie paramilitari bosniache aveva ordinato la strage di Gornji Vakuf commessa nel 1993 nella quale, oltre a Moreni, morirono i bresciani Guido Puletti e Sergio Lana, tutti volontari che stavano portando aiuti in Bosnia. In primo grado, l’imputato era stato condannato all’ergastolo, poi in appello la pena era stata ridotta. In patria, per gli stessi reati, l’ex comandante bosniaco era stato condannato ad una pena di 13 anni già scontati.
Attualmente in carcere a Brescia, era stato arrestato in Germania e poi estradato in Italia. Diversi i reati di cui doveva rispondere: omicidio in concorso con persone non identificate, tentato omicidio con l’aggravante di aver diretto quanto accaduto, rapina e sequestro di persona. Difeso dall’avvocato Chantal Frigerio, si è sempre proclamato innocente.
Secondo l’accusa, la fucilazione non sarebbe stata possibile senza l’ordine diretto dello stesso Paraga. Nelle 72 pagine di motivazione della sentenza di secondo grado, i giudici avevano scritto come fosse “indiscutibile la responsabilità penale dell’imputato”, soggetto che per di più non ha mai voluto prendere atto “dell’enormità di quanto commesso, avendo egli preferito arroccarsi in posizioni difensive francamente insostenibili”.
Nonostante la conferma della sentenza, Paraga potrebbe tornare presto in libertà, probabilmente già entro l’estate, grazie agli anni già scontati tra la Bosnia e l’Italia e all’indulto e alla scarcerazione anticipata. Tuttavia, la sua responsabilità penale non potrà essere cancellata e la giustizia avrà fatto il suo corso.