La Gen Z è la generazione che sta dimostrando di avere un grande cuore e una forte volontà di aiutare il prossimo. In questi giorni, sono soprattutto loro a metterci le mani, la schiena e il tempo per aiutare i paesi e le città dell’Emilia Romagna devastati dall’alluvione. Sono giovani sotto i 30 anni che hanno preso le pale e sono venuti qui senza essere chiamati da nessuno. Questa è la fotografia più forte che riportiamo a casa con noi.

Gianfranco Missaia, presidente di Unicef Brescia, ha trascorso tre giorni a Faenza, una delle città più danneggiate dall’alluvione, e ha potuto constatare di persona l’importanza del contributo dei giovani volontari. Il 90% dei volontari sono giovani sotto i 30 anni, che hanno preso le pale e sono venuti qui senza essere chiamati da nessuno.

Gli scout del gruppo Agesci di Desenzano e diversi studenti dell’Università degli Studi di Brescia, incontrati per caso dalla delegazione di sei persone di Unicef Brescia negli scantinati allagati di Faenza, hanno deciso di venire in Romagna per aiutare chi stava vivendo un’ emergenza come quella che loro, da Brescia ma anche da Bergamo, avevano vissuto con il Covid-19.

Il gruppo bresciano ha contribuito a liberare dalla melma case private e la scuola dell’infanzia Il Girasole. Il problema è che l’acqua si è ritirata ma a Faenza sono rimasti 20-30 centimetri di melma, che quando si secca è molto pesante da spostare. E non ci sono abbastanza macchinari adatti: le pompe di aspiraggio del fango sono poche e le portano i volontari.

Secondo il presidente di Unicef Brescia manca un coordinamento centralizzato nella cittadina, dove l’apporto dei volontari è quindi ancora fondamentale. Loro sono stati accolti da Emergency, che ha dato le prime indicazioni su come muoversi e qualche attrezzo a chi ne era sprovvisto.

Insieme, con due volontari della Croce Bianca di Brescia e altre decine di persone, il gruppo bresciano ha contribuito a liberare dalla melma case private e la scuola dell’infanzia Il Girasole. Per le strade si formano catene umane e ci si passa i secchi, il fango viene accumulato o nei giardini privati o a bordo strada perché non ci sono abbastanza mezzi per portarlo via. Serve uno sforzo maggiore per uscire dall’emergenza.

In questi momenti di difficoltà, è bello vedere come i giovani siano in prima linea per aiutare chi ha bisogno. Sono loro il futuro del nostro Paese e sono loro che ci daranno la speranza di un mondo migliore.

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