La manifestazione mostruosa dell’assassinio di Giulia T. e della creatura che aveva in grembo, ha portato molti giornali a rassegnare una galleria degli orrori di femminicidi scelti tra i più efferati. Tuttavia, la storia di Pierpaola R., uccisa da un poliziotto, rischiava di passare inosservata. Molti uomini reagiscono dicendo “questo orrore non mi somiglia e non mi coinvolge”, ma si privano della possibilità di vedere il punto d’arrivo di una catena di relazioni i cui sintomi iniziali stanno nell’esperienza di ciascun uomo. Non è giusto accusare ogni uomo di essere un assassino di donne, ma è importante fare crescere l’oscura sensazione che in ogni uomo si annida un nemico, forse mortale. La protesta intima, sincera e invincibile di tanti uomini è importante, ma non basta: bisogna prendere coscienza della situazione e agire contro la violenza di genere. Le donne non possono più essere vittime di questo orrore.

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