Cremona: un hub del petrolio che gestisce ogni anno la movimentazione e lo stoccaggio di oltre 2 milioni e mezzo di tonnellate di prodotti petroliferi, pari a oltre 17 milioni di barili di greggio. La città ha un deposito di 380 mila metri cubi di prodotti stoccabili, che riforniscono tutte le principali compagnie petrolifere italiane del gruppo, e l’Organismo centrale delle scorte italiane. Il deposito cremonese occupa un terzo del deposito dell’Organismo centrale delle scorte italiane. Questi numeri consentono di mettere a nudo gli importanti utili del settore oltre ai potenziali extra profitti generati dalla crisi energetica e dalla volatilità finanziaria.

Nonostante la compagnia petrolifera abbia interrotto l’attività di raffinazione presso il sito di Cremona nel 2010, il sito gode di buona salute finanziaria e copre ancora un ruolo di rilievo. Negli anni, ha confermato e rafforzato le attività di ricezione, stoccaggio e distribuzione di prodotti petroliferi attraverso un esteso polo logistico integrato. Cremona è il centro di riferimento della Po Valley, ovvero un bacino d’utenza caratterizzata da elevati consumi sia di carburanti che di prodotti ad uso industriale. Il polo cremonese risulta infatti connesso direttamente attraverso delle pipeline dedicate alle raffinerie della Esso/API di Trecate e quella Eni di Sannazzaro.

Il fatturato della Tamoil Raffinazione S.p.a. nel 2021 ha nuovamente superato quota 15 milioni di euro e che ha raggiunto un utile complessivo di triennio di oltre un milione e mezzo. Questi dati delineano un settore ad altissima remunerazione, ma stridono con il risarcimento di solo un milione di euro provvisionale riconosciuto a fronte di sentenza definitiva per danno ambientale. Gli impegni finanziari presi dalla società per garantire la salubrità di suolo e falda della città di Cremona sono ritenuti insufficienti da associazioni e dalle canottieri.

In più occasioni i rappresentanti ed i legali della Bissolati hanno denunciato l’inadeguatezza ed il cattivo funzionamento dell’attuale barriera idraulica implementata per contenere le sostanze inquinanti in falda. La barriera è paragonata ad un inutile straccio utilizzato per asciugare un’intera cucina allegata. Nonostante gli importanti utili che rimangono a totale appannaggio di società quotate, non vengono nemmeno in minima parte redistribuiti per progetti di tutela e bonifica dei territori ospitanti gli impianti.

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