L’edicola di via Manin, di fronte al Palazzetto dello Sport, è stata chiusa da domenica scorsa. Il titolare Alfonso D’Addante, originario della Puglia ma varesino dal 1974, ha dovuto chiudere il suo negozio a causa della crisi dei lettori e dell’avanzata dei giornali online. L’edicola, ristrutturata nel 2017 con un investimento notevole, era diventata un luogo di ritrovo per molti abitanti della zona, che venivano lì per acquistare il quotidiano, la cartoleria o i giochini per i bambini, oppure soltanto per scambiare quattro parole o fare una fotocopia.
Alfonso racconta che la clientela è cambiata nel tempo, e oggi chi acquista il quotidiano cartaceo sono soltanto gli anziani. Prendono quello locale assieme a “Corriere” e spesso “Il giornale”, meno “la Repubblica” e poco la “Gazzetta dello Sport”. La moglie Gavina, ex dipendente del Comune di Varese in pensione, che quando usciva dall’ufficio correva a dare una mano in edicola, fa eco alle parole del marito, dicendo che i ragazzi non leggono, al massimo scorrono le notizie nel telefono.
L’interno del negozio è triste da vedere: sono rimasti i giochi per i bambini, il dispensatore di bibite, la rastrelliera per le cartoline, qualche libro allegato ai giornali, il manifesto pubblicitario per la raccolta completa di Zerocalcare “3D Collection”, le biro e i ricordini del Sacro Monte. Alfonso racconta che lui e la moglie continuano a inventariare e vendere con lo sconto le ultime cose rimaste.
L’edicola-chiosco era aperta tutti i giorni dalle 5,45 fino alle 19, tranne sabato e domenica in cui facevano soltanto il mattino. Alfonso e la moglie hanno sempre garantito altri servizi, come il fax, le fotocopie e la piccola cancelleria. Ma con i bar vicini, vendere i giornali è diventato ancora più difficile, perché la gente va a prendere il caffè e se li legge là.
Alfonso è triste per la chiusura del suo negozio, ma sa che non c’è più mercato per le edicole. Lui consiglia di non aprire mai un’edicola, perché non sono più i tempi. È una vita in bilico, per esempio dovevano acquistare loro i biglietti del pullman e pagarli, non era possibile tenerli in conto vendita e sulle ricariche non c’è quasi margine di guadagno. Finché si vendevano i giornali si tirava avanti, ma con la crisi il loro mondo è finito.
L’ultima cliente della storica edicola è la signora Gabriella Tabani, che la frequentava da tempo immemorabile per comprare il quotidiano locale e gadget per i suoi cinque nipotini. All’interno del chiosco rimane appesa una riproduzione in scala della maglia juventina di Ronaldo vicino a un cappellino con il logo delle zebre. Alfonso racconta che li vendeva quando CR7 giocava a Torino, adesso che la squadra è in disgrazia non vanno più.
Secondo Alfonso, il futuro di questa struttura potrebbe essere un punto vendita di generi alimentari confezionati, magari assieme ai giornali, oppure ai fiori. Nel tempo del lockdown Alfonso si era ingegnato a tenere il pane, che faceva trovare ai clienti affezionati. Lui è a Varese da quando aveva 15 anni, ma dice che la città è cambiata in peggio, si bada soltanto a fare soldi ma in cambio non ci sono servizi o sono mal funzionanti. Le piccole attività sono tutte destinate alla chiusura, ma lui spera che una rivendita di generi alimentari possa avere successo in quel posto.