La movida delle strade di un quartiere può causare danni alla salute dei suoi residenti a causa dell’immissione di rumore. Questa è la sentenza della Corte di Cassazione riguardo alla richiesta di indennizzo presentata da due cittadini di Brescia contro il Comune più di dieci anni fa. Uno dei residenti che ha fatto causa all’amministrazione bresciana è Gianfranco Andreoli, fratello dell’ex sindaco della città Adriano. Gianfranco risiede in via Fratelli Bandiera, una strada storica del capoluogo bresciano che quasi ogni sera si riempe di giovani e universitari.

A causa dei continui schiamazzi, i residenti sono stati esasperati e hanno deciso di chiedere un risarcimento insieme ad un altro residente. In prima istanza, il tribunale civile ha concesso il risarcimento di 50 mila euro ai due residenti. Il giudice ha riconosciuto l’esistenza di danni biologici e patrimoniali per la movida “a causa del rumore antropico per gli schiamazzi di avventori di alcuni locali che stazionano nei pressi dei plateatici o dei locali su suolo pubblico”. Il Comune ha fatto ricorso e alla fine il caso è finito in Cassazione.

Oggi, anche la suprema corte ha dato ragione ai residenti. I giudici hanno affermato che “la pubblica amministrazione è tenuta ad osservare le regole tecniche o i canoni di diligenza e prudenza nella gestione dei propri beni e, quindi, può essere condannata sia al risarcimento del danno patito dal privato in conseguenza delle immissioni nocive che abbiano comportato la lesione del diritto alla salute, ma anche del diritto alla vita familiare e della stessa proprietà”.

Questa sentenza è importante perché riconosce il diritto dei residenti a vivere in un ambiente sano e tranquillo. I Comuni devono garantire il rispetto delle norme di quiete pubblica e tutelare la salute dei cittadini. La movida può essere divertente per i giovani, ma non deve diventare un problema per i residenti. La sentenza della Corte di Cassazione è un segnale forte per tutti i Comuni che devono fare di più per proteggere i loro cittadini.

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