La parola “voi” è una delle parole più pericolose quando si tratta di comportamento stradale. Da un lato, evoca la contrapposizione e dall’altro, moltiplica e intrappola in una categoria. Questo atteggiamento di accusa reciproca tra automobilisti e ciclisti non aiuta a risolvere i problemi sulla strada. Inoltre, spesso si dimentica che ci sono anche altri utenti della strada come i pedoni, le persone in carrozzina e gli animali.

La Fondazione Scarponi ha lanciato uno slogan che afferma che la strada è di tutti a partire dal più fragile. Questa frase ha suscitato reazioni contrastanti sui social, ma dovrebbe essere un invito a riflettere sul rispetto reciproco e sulla consapevolezza che tutti possiamo essere fragili in qualsiasi momento.

La parola “noi” dovrebbe essere al centro del nostro comportamento stradale. Tutti siamo automobilisti o pedoni in fasi diverse della giornata e dovremmo aiutarci a vicenda. Inoltre, dovremmo essere consapevoli che le piste ciclabili non sono ancora presenti ovunque e che i ciclisti possono essere costretti a condividere lo spazio con gli altri utenti della strada.

Infine, dovremmo ricordarci che la velocità è una delle regole base da rispettare sulla strada. Un incidente può sempre accadere, ma se tutti rispettassimo il limite di velocità, la gravità delle conseguenze per umani e animali sarebbe sicuramente ridotta.

La recente impresa dei ciclisti del Gsc Borsano che hanno pedalato per 300 chilometri da Busto Arsizio a Sanremo dovrebbe essere un esempio di come lo sport e il rispetto reciproco possono unire le persone. Dovremmo tutti essere parte di questo “noi” e contribuire a rendere le strade più sicure per tutti.

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