Il gipeto Ortler è morto il 22 maggio, nonostante le cure meticolose e il coordinamento medico internazionale che lo avevano seguito dal 16 aprile. Ortler era una femmina di gipeto di 22 anni, appartenente alla coppia “Serraglio – Ofenpass” che si riproduceva nel territorio del Parco nazionale dello Stelvio dal 2006. Il gipeto era stato trovato in difficoltà a terra nella zona dei Laghi di Cancano e il recupero era avvenuto il 16 aprile scorso ad opera di Antonella Cordedda, veterinaria del Parco dello Stelvio, e Andrea Roverselli, parte del team di monitoraggio dei grandi rapaci del Parco. Dopo essere stato catturato, l’animale era stato trasportato con urgenza al CRAS San Rocco di Ponte in Valtellina dove era stata diagnosticata una trauma da elettrocuzione causata dall’impatto con le linee della media tensione presenti presso le dighe di Cancano.
La vita di una femmina di gipeto è preziosa in termini di valore biologico, anche come potenziale riproduttrice in cattività e conservazionistico, come custode del complessivo patrimonio genetico della popolazione. Per questo motivo, si era deciso di procedere con la delicata operazione di amputazione dell’ala danneggiata e quindi il successivo trasferimento nei Pirenei dove sarebbe stata accolta in un centro specializzato in recupero e riproduzione. L’operazione era stata effettuata con successo, ma purtroppo, le condizioni del gipeto erano nuovamente peggiorate a causa della necrosi alla zampa.
Si è trattato di una complessa e delicata operazione di recupero e cura, che ha visto coinvolte realtà e competenze a livello internazionale. L’efficacia, la tempestività e il carattere volontaristico dell’intera opera di collaborazione messa in moto nel tentativo di salvataggio sono state fonte di motivazione e grande soddisfazione, dimostrando che il valore della natura può attivare dinamiche positive ed edificanti.
Ortler era in fase avanzata di nidificazione e cura del giovane che dovrebbe involarsi nel mese di luglio. Il monitoraggio successivo all’evento ha permesso di verificare che il maschio della coppia sta tuttora proseguendo nella cura e alimentazione del piccolo.
L’elettrocuzione è uno dei fenomeni più negativi che caratterizzano la coesistenza fra uomo e fauna e rappresenta una sfida importante. Il Parco nazionale dello Stelvio ha il dovere di sensibilizzare la comunità e di proporre soluzioni, come quella della segnalazione e dell’interramento delle linee, per mitigare il problema e muoversi nella direzione di una positiva coesistenza fra uomo e fauna.